(ats) I futuri genitori non dovrebbero avere il diritto di conoscere il sesso dei loro bambini prima delle prime dodici settimane di gravidanza. Il Consiglio nazionale è entrato oggi in materia tacitamente sulla revisione totale della legge sugli esami genetici sull'essere umano (LEGU).

I recenti progressi tecnici e l'immissione sul mercato di nuove analisi genetiche hanno spinto il governo a colmare le lacune esistenti nel diritto vigente e a presentare una riforma della LEGU.

Il nuovo progetto di legge obbliga i futuri genitori a pazientare dodici settimane prima di sapere se aspettano una bambina o un bambino, in particolare per evitare qualsiasi aborto dovuto al sesso dei figli. Saranno pure vietati i test prenatali al di fuori dell'ambito medico o online. Le analisi dovrebbero limitarsi all'identificazione delle caratteristiche che possono nuocere alla salute del nascituro.

La messa in evidenza di un'incompatibilità tra il gruppo sanguigno della madre e quello dell'embrione nonché delle caratteristiche tissulari di quest'ultimo saranno invece esplicitamente autorizzate. La legge regolamenterà gli esami effettuati al di fuori dell'ambito medico e quelli concernenti caratteristiche non ereditarie.

Se l'entrata in materia sulla LEGU non era contestata (la commissione preparatoria la proponeva all'unanimità), la sinistra - talvolta sostenuta dal PPD - auspica un giro di vite su taluni punti come l'informazione della persona interessata, la forma del suo consenso, l'uso dei dati nei rapporti d'assicurazione o la pubblicità per le analisi genetiche.

Il dibattito prosegue con la discussione di dettaglio.