(ats) La nuova direttiva europea delle armi, che mira in particolare a mettere un freno alle diffusione delle armi semiautomatiche, va trasposta nella legislazione elvetica. Non farlo significa mettere in serio pericolo la partecipazione della Svizzera allo spazio Schengen. È quanto sostiene il Consiglio nazionale che ha adottato oggi, con 114 voti contro 67 e 8 astenuti, il relativo decreto federale.

L'udc avrebbe voluto bocciare la riforma ritenendola inutile: "questa legge non serve a niente", ha sostenuto Beat Arnold (UDC/UR) ricordando che i terroristi si procurano le armi in modo illegale. In Europa - ha proseguito l'urano - le leggi in materia sono molto restrittive, ma ciò non ha impedito gli attacchi terroristici che del resto sono commessi anche con armi bianche, ricorrendo pure a auto e camion. Per Arnold insomma "non è l'arma che uccide ma l'essere umano".

La polizia sarà chiamata a un grosso lavoro burocratico per controllare le armi, ha aggiunto Werner Salzmann (UDC/BE). Ci saranno quindi meno agenti in servizio sul terreno con una conseguente diminuzione della sicurezza, ha affermato il bernese.

I democentristi si sono anche detti convinti che la Confederazione non sarà esclusa da Schengen se non adotterà la nuova direttiva: "tale accordo, che non contiene una clausola di esclusione automatica, è vantaggioso per entrambe le parti, l'Ue e la Svizzera", ha sostenuto Jean-Luc Addor (UDC/VS).

L'udc ha anche chiesto, invano, la sospensione dell'esame del dossier nell'attesa che la Corte di giustizia dell'Unione europea (CGUE) si pronunci su un ricorso della Cechia. Il governo ceco vuole far annullare la direttiva e critica in particolare quattro punti, fra cui la deroga concessa a Berna per i fucili d'assalto.

Oltre al fatto che le decisioni della CGUE non sono vincolanti per la Svizzera, c'è il forte rischio che il termine concesso per adottare il diritto europeo sulle armi - fine maggio 2019 - non possa essere rispettato, ha replicato Nicolo Paganini (PPD/SG). Il ricorso non ha infatti effetto sospensivo.

Se la Svizzera non dovesse adottare la direttiva sulle armi potrebbe essere esclusa dallo spazio Schegen. "È un rischio che non bisogna prendere alla leggera", ha dichiarato Corina Eichenberger-Walther (PLR/AG). Una disdetta degli accordi di Schengen avrebbe durissime conseguenze per la Svizzera, in particolare per i cantoni di frontiera, ha aggiunto.

È vero che i benefici in materia di sicurezza della nuova direttiva europea non sono evidenti, quelli della partecipazione a Schengen sono però chiari, ad esempio per la lotta al terrorismo, ha sostenuto l'argoviese. "Lo scambio di informazioni all'interno dello spazio Schengen è essenziale per le forze dell'ordine", ha aggiunto la consigliera federale Simonetta Sommaruga.

Paganini ha poi affermato che la commissione ha interpretato in maniera elastica le nuove direttive. I membri delle società di tiro non hanno nulla da temere e il fucile militare potrà continuare a esse tenuto al termine del servizio, ha fatto notare il sangallese ricordando che "non si parla di pistole ad acqua, ma di armi semiautomatiche".

Il vero obiettivo dell'UDC è denunciare gli accordi di Schengen, ha poi affermato Carlo Sommaruga (PS/GE). Il partito non ha però il coraggio di dirlo chiaramente e vuole giungere a questo scopo tramite vie traverse, ha aggiunto il ginevrino.

Durante l'esame dettagliato per articolo, il Nazionale ha respinto le proposte della sinistra che volevano un giro di vite supplementare. "Non corrispondono allo scopo della riforma che è trasporre nella legislazione elvetica la direttiva europea sulle armi", ha affermato la consigliera federale Simonetta Sommaruga.

Lo schieramento rosso-verde avrebbe in particolare voluto considerare i caricatori come armi e non come accessori, nonché vietare ai minori di 17 anni attivi nelle società di tiro di portare le armi a casa.

Per la maggioranza, come ha detto Rocco Cattaneo (PLR/TI), considerare i caricatori come arma genererebbe un inutile onere burocratico. Se si vuole salvaguardare la tradizione svizzera di tiro, e dare la possibilità ai giovani di partecipare ai concorsi, bisogna dare loro la possibilità di portare l'arma a casa, ha aggiunto Beat Flach (PVL/AG).

La Camera del popolo ha invece approvato alcune proposte dell'UDC che chiedevano di bocciare gli inasprimenti proposti dal governo per rimanere alla situazione attuale. Questi concernevano la identificazione e tracciabilità delle armi assemblate (rimarrà sufficiente contrassegnarne una parte essenziale) e l'introduzione (respinta) dell'obbligo, per gli armaioli, di segnalare le vendite di caricatori di grande capacità.

Cosa chiede la direttiva

La nuova direttiva in materia era stata proposta dalla Commissione Ue il 18 novembre 2015, pochi giorni dopo la seconda strage di Parigi. Il Parlamento europeo l'ha approvata il 14 marzo 2017.

In base al progetto del Consiglio federale e adottato oggi dal Nazionale, una volta prosciolti dall'obbligo di prestare servizio militare, i cittadini potranno ancora tenere l'arma dell'esercito col relativo caricatore da venti cartucce e continuare a utilizzarla per il tiro sportivo.

I Cantoni avranno tempo tre anni affinché gli attuali detentori di armi semiautomatiche si facciano confermare il legittimo possesso presso gli uffici preposti. Tale conferma sarà necessaria soltanto se l'arma non risulta già iscritta in un registro o non è stata ceduta in proprietà direttamente dall'esercito al termine degli obblighi militari.

Anche i collezionisti e i musei potranno acquisire armi, a condizione di aver adottato tutte le misure necessarie per custodirle in sicurezza e di tenere un elenco delle armi che necessitano di un'autorizzazione eccezionale.

La nuova disposizione non si applica però ai cacciatori. Per praticare la loro attività prediletta essi non si servono infatti di armi semiautomatiche, ma utilizzano le classiche armi da caccia.

Il dossier va ora al Consiglio degli Stati.