La mozione in questione era intesa quale compensazione per la bocciatura, durante la scorsa sessione primaverile, sempre da parte della Camera del popolo, di una mozione del "senatore" Filippo Lombardi, mediante la quale si voleva concedere agli espatriati la garanzia di poter aprire un conto presso un banca elvetica di rilevanza sistemica.
L'Organizzazione degli Svizzeri all'estero (OSE), di cui Lombardi è vicepresidente, ha presentato la scorsa estate una strategia affinché cessi la discriminazione di cui dal 2008 si ritengono vittime da parte degli istituti di credito: averi congelati, liquidazione di conti, soppressione delle carte di credito e rifiuto di prestazioni. Secondo il Nazionale, la mozione andava troppo lontano.
Come dichiarato oggi in aula a nome della commissione da parte di Claude Béglé (PPD/VD), la questione è in agenda da qualche anno. A causa della crisi finanziaria globale, e delle regolamentazioni sempre più stringenti adottate a livello internazionale, è diventato complicato per gli Svizzeri all'estero - molti dei quali espatriati per motivi di lavoro e intenzionati a far ritorno dopo qualche anno - intrattenere relazioni bancarie col paese di origine.
Secondo il deputato vodese, la mozione della CPE rappresenta un compromesso rispetto alla proposta Lombardi che non lede la libertà economica delle banche. Essa chiede che il Dipartimento federale degli affari esteri e le rappresentanze elvetiche in giro per il mondo, offrano informazioni sulla banche e i prodotti destinati agli espatriati (costi di gestione e interessi offerti per esempio).
Pur comprendendo i problemi degli Svizzeri espatriati, nel suo intervento il consigliere federale Ignazio Cassis si è detto disposto a sensibilizzare gli istituti di credito e l'Associazione svizzera dei banchieri al tema, ma a suo avviso la richiesta della CPE va oltre i compiti dello Stato. Spetta alle banche, o alla stessa ASO, informare sulle condizioni commerciali fornite dagli istituti di credito e non alla Confederazione.
Una minoranza della CPE, per bocca di Hans-Peter Portmann (PLR/ZH), si è scagliata contro la soluzione escogitata dalla CPE, ritenendola abborracciata, e persino "uno scherzo". Portmann ha sottolineato che è vietato, per esempio, offrire prodotti bancari all'estero anche su pagine web, come negli Stati Uniti, senza avere una licenza bancaria nel Paese in questione. Insomma, la CPE con la sua mozione invita la Confederazione a violare le regole vigenti all'estero e in Svizzera. Portmann ha poi definito la proposta un "placebo" che non risolve il problema e un mero espediente per guadagnare consenso.