(ats) Le donne nei piani alti dell'economia sono ancora troppo poche. Partendo da questa costatazione, il Consiglio nazionale ha votato oggi - seppur di misura, per 95 voti a 94 e 1 astenuto - una proposta secondo la quale, in futuro, il 30% dei posti nei Cda delle aziende quotate in borsa deve essere riservato al "gentil sesso". A livello di direzione tale quota deve essere del 20%.

La misura si inserisce nella grande riforma del diritto della società anonima e deve spingere l'economia ad intensificare gli sforzi per migliorare la rappresentanza femminile nelle cariche dirigenziali.

Non è tuttavia prevista alcuna sanzione. Le circa 250 società potenzialmente interessate dovranno unicamente spiegare perché gli obiettivi non sono stati raggiunti ed esporre le misure previste per rimediarvi.

Per quanto attiene alla presenza di donne tra i quadri delle aziende, benché qualcosa sia stato fatto su base volontaria, la situazione attuale non è sufficiente, ha sottolineato la consigliera federale Simonetta Sommaruga. "Nelle cento più grandi imprese, otto membri su dieci dei consigli di amministrazione e nove membri su dieci della direzione sono uomini".

Insomma, secondo la ministra di giustizia e polizia, non si sono fatti progressi nonostante il principio dell'uguaglianza dei sessi iscritta nella Costituzione federale nel 1981.

Il tema ha dato adito a discussioni animate in aula. Lisa Mazzone (Verdi/GE) avrebbe voluto aumentare le quote rispettivamente al 40% e al 30%. L'obiettivo deve essere "un minimo ambizioso" se non si vogliono attendere altri 40 anni per l'uguaglianza, ha rilevato. L'ecologista ginevrina ha tuttavia ritirato la sua proposta per non mettere in pericolo l'intero progetto governativo.

Dal canto suo, Natalie Rickli (UDC/ZH) si è detta sorpresa che la misura sia stata approntata da un governo a maggioranza borghese e prenda di mira le società quotate in borsa. Numerose donne hanno successo alla testa di PMI, le grandi società devono essere dirette da persone con qualifiche speciali che non tutte le donne hanno, ha aggiunto. La politica non deve intervenire in questo ambito.

La Camera del popolo ha però seguito la democentrista zurighese su un altro punto prevedendo un periodo transitorio per mettersi in regola: cinque anni per i Consigli di amministrazione e dieci anni per gli organi di direzione. Secondo Rickli e il Governo, si tratta di un periodo sufficiente che permetterà alle società di trovare candidati idonei.

La maggioranza della commissione avrebbe preferito un periodo raccorciato a tre anni una volta entrato in vigore il nuovo diritto.