(ats) Si sta delineando in Parlamento, non senza polemiche, un compromesso circa la la deducibilità fiscale delle multe inflitte alle aziende svizzere operanti anche all'estero, una riforma figlia delle vicissitudini delle banche svizzere pesantemente sanzionate negli anni passati dalle autorità americane per aver violato il diritto statunitense. Oggi il Consiglio nazionale, per non punire eccessivamente la piazza economica, ha deciso che simili detrazioni dovrebbero essere possibili anche in futuro, ma a determinate condizioni.

In breve, le ammende a carattere penale dovrebbero poter continuare ad essere dedotte fiscalmente se violano la nozione di ordine pubblico svizzero, se puniscono un atto che non sarebbe sanzionabile da noi oppure se oltrepassano il massimo previsto dal diritto elvetico per il reato in questione.

Anche se di misura - 94 voti a 88 - la maggioranza del plenum ha seguito le raccomandazioni della propria commissione preparatoria, correggendo la decisione del Consiglio degli Stati risalente al 7 marzo scorso.

Secondo Christian Lüscher (PLR/GE), sostenuto dall'UDC, bisogna tenere conto del fatto che certe multe comminate all'estero possono contenere elementi arbitrari, motivati per esempio da ragioni politiche. Certe sanzioni, e il loro ammontare - ha aggiunto - s'inseriscono in un clima di guerra economica, volta ad avvantaggiare gli operatori locali. "Non si tratta di fare un regalo a chi fa il furbo, ma non bisogna nemmeno azzoppare la nostra economia di esportazione", ha dichiarato il deputato ginevrino.

La soluzione proposta dalla commissione è stata combattuta in aula dal campo rosso-verde e dal PPD. A loro avviso, le multe e le sanzioni non devono essere deducibili fiscalmente a prescindere dal fatto che siano inflitte in Svizzera o fuori dai confini nazionali. Oltre a istituire una differenza di trattamento tra aziende attive sul nostro territorio e quelle operanti all'estero, con la soluzione escogitata da PLR e UDC si rischia semplicemente che a pagare il conto di comportamenti censurabili all'estero siano in fin dei conti i contribuenti svizzeri.

Per diversi oratori di sinistra e del PPD, la soluzione perorata dalla maggioranza è "perversa", una "presa in giro", la prova che non si è imparato nulla dalla crisi del 2008. Non è possibile, insomma, che le aziende sanzionate all'estero per comportamenti illeciti "ottengano anche un ribasso sulla multa", ha detto a nome del PBD, Martin Landolt (GL).

Su un aspetto la minoranza ha avuto la meglio sul campo PLR-UDC riuscendo a far iscrivere nella legge che le spese volte a far commettere infrazioni - per esempio finanziamento del terrorismo - non possano essere dedotte dalla dichiarazione fiscale.

Plr e UDC proponevano di stralciare questa parte della legge, giudicandola inutile, dal momento che è del tutto palese che simili spese non possano essere fatte valere quale costo che incide sull'utile.

Il campo rosso-verde, cui si è aggiunto il PPD, ha invece voluto rimanere alla versione degli Stati e del Consiglio federale, argomentando che era meglio specificare esplicitamente nella normativa questo aspetto, per evitare sorprese in futuro.

La legge sul trattamento fiscale delle sanzioni finanziarie prevede la deducibilità fiscale per le ammende che non hanno carattere penale. Non considera invece detraibili il versamento di commissioni occulte - leggi tangenti o altre regalie - ai sensi dei diritto penale svizzero.

Il dossier torna al Consiglio degli Stati per le divergenze.