(ats) Doris Leuthard ha annunciato oggi le dimissioni dal Consiglio federale. La responsabile del Dipartimento federale dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni (DATEC) lascerà la carica a fine anno. Lo ha comunicato il presidente del Consiglio nazionale Dominique de Buman.

"Come membro del Consiglio federale si ha una grande responsabilità per il paese, ma si ha anche spazio per l'azione insieme al Parlamento e al popolo per accompagnare la Svizzera, con tutte le sue conquiste, verso il futuro", ha scritto Leuthard nella sua missiva di dimissioni, letta da Buman. "È arrivato il momento di fare spazio a nuove forze".

Considerate le questioni sempre più complesse e l'influenza spesso imponderabile della politica estera, per la Svizzera nei prossimi anni è particolarmente importante la lungimiranza, ha aggiunto.

In governo dal 2006, Leuthard ha diretto per quattro anni il Dipartimento federale dell'economia per poi passare al DATEC. È stata presidente della Confederazione nel 2010 e nel 2017.

In precedenza ha trascorso sei anni e mezzo sui banchi del Consiglio nazionale. Tra il 2004 e il 2006 è stata presidente del Partito popolare democratico.

Le dimissioni dell'argoviese non costituiscono un vera sorpresa: lei stessa aveva già fatto sapere che questa sarebbe stata la sua ultima legislatura. Inoltre, numerose riforme portate avanti dal suo dipartimento sono ormai già entrate in vigore.

Tra queste figura la Strategia energetica 2050 che prevede l'uscita dal nucleare. La sua decisione di abbandonare l'atomo, presa dopo la catastrofe di Fukushima, aveva sorpreso. La consigliera federale era infatti fino ad allora soprannominata "Atom-Doris".

Tra gli altri grandi dossier portati a termine figurano il cantiere della galleria di base del San Gottardo, la decisione di costruire una seconda canna autostradale tra Airolo e Göschenen (UR), la creazione di un fondo ferroviario permanente (FAIF) e di uno stradale (FOSTRA).

Tra gli insuccessi spiccano la bocciatura da parte del popolo dell'aumento della "vignetta" autostradale a 100 franchi e l'approvazione, contro il parere di Governo e Parlamento, dell'iniziativa Weber contro le residenze secondarie.

L'ala destra del parlamento le rimprovera inoltre una gestione "poco coraggiosa" del dossier SSR. Su questo tema ha però vinto la battaglia contro l'iniziativa popolare "No Billag", che voleva abolire il canone radiotelevisivo: alle urne il "no" ha raggiunto il 71,6%.

Leuthard è il secondo membro del governo ad annunciare la partenza dall'esecutivo entro la fine della legislatura. Lo stesso ha fatto martedì Johann Schneider-Ammann (PLR). Da parte sua Ueli Maurer - il ministro UDC in carica da più anni dopo Leuthard - ha già fatto sapere che chiederà all'Assemblea federale un rinnovo del mandato nel 2019. Nella sessione invernale verranno decisi i sostituti: l'elezione si terrà probabilmente il 5 dicembre.

Le doppie dimissioni danno maggiore margine di manovra al PPD nella successione. Con la sola dimissione di Leuthard la pressione sul partito sarebbe stata forte, per garantire una subentrante donna. Se il posto di Leuthard sarà occupato da un uomo, la consigliera federale Simonetta Sommaruga rimarrebbe l'unica donna in governo.

Come possibile successore viene spesso nominata la consigliera nazionale vallesana nonché ex sindaco di Briga Viola Amherd. Tra i papabili vi è anche la consigliera nazionale basilese Elisabeth Schneider-Schneiter. Tra gli uomini figurano invece i consiglieri agli Stati Pirmin Bischof (SO) e Stefan Engler (GR).

L'erede di Leuthard al DATEC non si annoierà: se in altri paesi sono quattro o più ministri ad essere responsabili di questi settori, in Svizzera il capo del dipartimento se ne occupa da solo.