(ats) Il "miliardo" di coesione - 1,3 miliardi in realtà - a favore degli Stati dell'Europa dell'Est e del Sud è nell'interesse della Confederazione. Ne è convinto il Consiglio degli Stati che ha dato il via libera oggi al pertinente decreto federale, condizionando però il versamento a una condizione, ossia che l'Ue non adotti, mettendole in pratica, misure discriminatore nei confronti della Svizzera.

Nel corso del dibattito, si è discusso a lungo se fosse il caso di legare politicamente il cosiddetto miliardo di coesione a precise condizioni. In fondo è proprio quello che ha fatto Bruxelles, hanno sostenuto diversi oratori, quando ha messo in relazione il riconoscimento sine die della Borsa svizzera - ora solo per quest'anno - a progressi nei negoziati sull'accordo istituzionale tra la Svizzera e l'Ue.

Christian Levrat (PS/FR) ha invitato il plenum ad agire razionalmente e a non sopravvalutare l'efficacia politica del miliardo di coesione per il miglioramento delle nostre relazioni con l'Ue. Per il "senatore" friburghese, il contributo elvetico non è un obolo all'Europa, bensì un investimento nel nostro interesse volto a stabilizzare il Continente europeo a livello sia sociale che politico.

Pur non mettendo in dubbio l'importanza del contributo elvetico allo sviluppo dei paesi dell'Est e a favore di Paesi come Italia e Grecia per far fronte ai flussi migrazioni, diversi esponenti PLR e PPD hanno insistito, con un occhio anche al loro elettorato, di dare il via libera al contributo a patto che Bruxelles rinunci ad adottare misure discriminatorie. "Il minimo che si possa pretendere tra partner è che ci sia un minimo di fair-play, insomma che non ci si discrimini a vicenda", ha detto Pirmin Bischof (PPD/SO).

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