(ats) La lotta ai cambiamenti climatici non sarà solo positiva per l'ambiente, ma avrà anche ricadute positive per l'economia elvetica in generale. Forte di questa constatazione, il Consiglio nazionale è entrato stasera nel merito (125 voti a 62) sul progetto di revisione totale della Legge federale sul CO2, revisione volta a realizzare gli obiettivi dell'Accordo di Parigi sul clima. I dibattiti, che dovrebbero durare globalmente 11 ore, proseguiranno domani mattina con le prime decisioni.

Per una minoranza UDC che chiedeva la non entrata in materia, gli obiettivi perseguiti dalla legge avranno conseguenze negative soprattutto sul portafoglio della popolazione. Insomma, a dover pagare il conto del rincaro dell'energia sarebbero soprattutto i ceti medio-bassi.

Un imperativo etico

Per la maggioranza, invece, di fronte alle conseguenze negative del riscaldamento climatico sull'economia e la sicurezza della popolazione, non è più possibile fare finta di nulla, ma è indispensabile agire per evitare un peggioramento ulteriore della situazione. "Si tratta di un imperativo etico", ha detto Adèle Thorens (Verdi/VD), "di una sfida erculea", ha aggiunto Karl Vogler (PPD/OW).

Per la consigliera federale Doris Leuthard, la situazione attuale e le proiezioni per il futuro dei climatologi ci obbligano ad agire. Non dobbiamo cedere al fatalismo decidendo di non fare nulla, ha sostenuto la ministra dell'ambiente: "non è una politica intelligente", ha aggiunto la ministra PPD che lascerà la carica a fine anno, all'indirizzo dei democentristi.

Benefici per economia

La riduzione delle emissioni di CO2 stimolerà inoltre l'economia, che sarà chiamata ad essere sempre più efficiente. Non si tratta di un costo, bensì di un investimento del futuro che permetterà di creare in Svizzera decine di migliaia di impieghi nelle energie pulite, hanno affermato diversi oratori.

Per il campo rosso-verde, il progetto di revisione della legge elaborato dal governo è ancora troppo timido. Per questo motivo, nel corso dei dibattiti la sinistra proporrà tutta una serie di proposte per rendere la normativa ancora più stringente al fine di ridurre al minimo l'uso delle energie fossili.

Obiettivi di riduzione

Stando al progetto del Consiglio federale, le emissioni di gas serra in Svizzera dovranno essere ridotte entro il 2030 di almeno il 30% rispetto al 1990. Il restante 20% sarà realizzato adottando misure all'estero. Ciò dovrebbe consentire alla Confederazione di rispettare gli impegni assunti con l'Accordo di Parigi sul clima, ossia la riduzione delle emissioni di CO2 del 50% rispetto al 1990.

Domani, in prima battuta il Nazionale dovrà decidere se inasprire gli obiettivi di riduzione delle emissioni e quale percentuale andrebbe compensata all'estero. Una parte del plenum - campo rosso-verde ma anche qualche rappresentante "borghese" - vorrebbe incrementare la quota di emissioni da ridurre in Svizzera (fino al 75%).

Il Consiglio federale vorrebbe inoltre limitare l'innalzamento della temperatura mondiale a meno di 2 gradi centigradi. La sinistra si batte per un obiettivi più ambiziosi, ossia una riduzione della temperature sensibilmente inferiore a 2 gradi, possibilmente a 1,5 gradi.

Finanza, no investire in energie "sporche"

Il Ps chiederà inoltre di impedire agli istituti finanziari di sostenere la ricerca e lo sfruttamento di nuove miniere di carbone, gas naturale o petrolio a partire da 2030. La Banca nazionale dovrà inoltre tenere conto, dal 2025, dei rischi legati al cambiamento climatico sulla stabilità dei mercati finanziari.

Per Beat Jans (PS/BS), non è possibile che vi siano banche e assicurazioni che investono ancora nelle energie fossili. A suo dire si tratta di investimenti rischiosi e poco intelligenti: è deplorevole che nel suo progetto il Consiglio federale non citi mai questo problema. Secondo il consigliere nazionale socialista, ben 8 istituti nazionali di emissione hanno deciso di non investire più nelle energie fossili. Anche la Banca nazionale svizzera dovrebbe fare altrettanto, ha sottolineato