Attualmente in Svizzera cinque banche di rilevanza sistemica sono sottoposte a particolari disposizioni ai sensi della legislazione in materia di vigilanza: UBS, Credit Suisse, Banca cantonale di Zurigo, Raiffeisen e PostFinance.
Le banche "too big to fail" sono tenute a detenere sufficienti fondi propri affinché, in caso di crisi, non debbano essere salvate con i soldi dei contribuenti. Questo obbligo potrebbe portarle a emettere strumenti finanziari come obbligazioni "bail-in", obbligazioni "write-off" e Cocos ("Contingent Convertibles").
A partire dall'inizio del 2020, secondo le prescrizioni della FINMA - l'autorità di sorveglianza dei mercati finanziari - tali emissioni dovranno essere fatte dalla casa madre che trasferirà i fondi ottenuti alle società del gruppo che hanno bisogno di fondi propri. In questo modo, si garantisce un aumento della stabilità della piazza finanziaria svizzera.
Per la società madre, tuttavia, questo modo di procedere comporta un onere più elevato derivante dall'imposta sull'utile applicata ai ricavi da partecipazioni, perché riduce la deduzione per partecipazioni. Un aumento delle imposte si traduce in una diminuzione del capitale proprio, e ciò è in contrasto con gli obiettivi della legislazione TBTF.
Sul lungo periodo verrebbero infatti a mancare entrate supplementari potenziali per centinaia di milioni di franchi nell'ambito dell'imposta federale diretta e delle imposte cantonali.
Da un lato, gli oneri per interessi derivanti dagli strumenti TBTF, che fanno diminuire la deduzione per partecipazioni della società madre, non dovranno più essere inclusi nei costi di finanziamento. Dall'altro, le risorse provenienti dagli strumenti TBTF trasferite all'interno del gruppo dovranno essere considerate nel bilancio della società madre.