(ats) Le franchigie dell'assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie (AOMS) vanno adeguate automaticamente all'evoluzione dei costi. È quanto prevede un progetto del Consiglio federale, già accolto dal Nazionale, adottato oggi dal Consiglio degli Stati per 26 voti a 13 e 2 astenuti. Contraria la sinistra, che minaccia il referendum, secondo cui tale automatismo punisce i malati, i poveri e gli anziani.

Concretamente, la modifica della Legge federale sull'assicurazione malattie (LAMal) prevede che, quando il rapporto tra la franchigia di base e i costi lordi medi per assicurato supera quota 1:13, scatterebbe un aumento di 50 franchi di tutte le franchigie, anche quelle opzionali. La franchigia minima salirebbe quindi, non appena entrata in vigore la modifica legislativa, da 300 a 350 franchi.

Da tale meccanismo sono escluse le franchigie per i bambini, ha sottolineato a nome della commissione Joachim Eder (PLR/ZG), e ciò proprio per tener conto del peso, talvolta elevato, dei premi sui bilanci di molte famiglie. Tuttavia, secondo il "senatore", l'adeguamento automatico delle franchigie all'evoluzione dei costi - oggi tale competenza è del Consiglio federale, n.d.r. - rappresenta un passo necessario alla luce del forte incremento delle spese sanitarie.

Chiedendo agli assicurati una maggiore partecipazione ai costi, si potrà favorire un comportamento più attento, impedendo visite mediche e ospedaliere superflue, ha spiegato. L'aumento della franchigia potrebbe inoltre spingere più persone - oggi solo pochi approfittano di tale possibilità - a cambiare cassa e modificare la propria franchigia, risparmiando così dei soldi.

Di parere opposto la sinistra, che chiedeva la non entrata nel merito (poi accolta in votazione per 28 voti a 13), secondo cui l'automatismo propugnato dalla maggioranza non è adeguato per controllare i costi sanitari. Già in passato, ha rammentato Hans Stöckli (PS/BE), vi sono stati aumenti delle franchigie senza che ciò incidesse sull'evoluzione dei costi. Nulla prova che questa modifica della legge sia una misura efficace.

A parere del "senatore" bernese, vi è invece il rischio che sempre più persone rinuncino a farsi curare: già oggi, il 22% della popolazione non va dal medico per timore di dover mettere mano al portafoglio. Vi è il rischio, ha aggiunto, che qualora questo automatismo venisse accolto, a pagarne lo scotto saranno i Cantoni e Comuni mediante un aumento dei rispettivi oneri per l'assistenza sociale.

Didier Berberat (PS/NE) ha sottolineato che nel confronto con gli altri Paesi dell'OCSE, gli Svizzeri si recano dal medico raramente, in media 3,9 volte l'anno, mentre solo in Germania tale media è molto più elevata (9,9 volte). A suo parere questo provvedimento è socialmente ingiusto e inaccettabile perché colpisce i poveri e i malati cronici e gli anziani. No quindi a una medicina a due velocità.

Paul Rechsteiner (PS/SG) ha anche fatto notare che, sempre nel raffronto internazionale, gli Svizzeri sono il popolo sul quale ricade la quota parte maggiore (30%) dei costi sanitari, rispetto per esempio a un Paese paragonabile come l'Olanda (11%). Già ora un quinto delle economie domestiche in Svizzera ha difficoltà a pagare un fattura inattesa di 2500 franchi.

Nel suo intervento, Rechsteiner ha rammentato l'intenzione del suo partito di lanciare il referendum contro questa modifica di legge e l'iniziativa sempre del PS volta a limitare al 10% del reddito il peso dei premi malattia sulle famiglie.

Secondo Ivo Bischofgerber (PPD/AI), l'incremento automatico delle franchigie - si calcola 50 franchi ogni 3 o 4 anni - non dovrebbe far crescere la quota di coloro che rinunciano a farsi curare. Secondo il Consiglio federale, il 10% degli assicurati rinuncia a prestazioni non necessarie e solo l'1% a cure indispensabili.

Il dossier torna al Nazionale per una divergenza minore.