Le Camere federali stanno da tempo discutendo se, e a quali condizioni, le multe e le sanzioni pecuniarie inflitte all'estero possano essere dedotte fiscalmente dalle imprese interessate. Il tema, controverso, è legato alle vicissitudini delle banche svizzere pesantemente punite negli anni passati dalle autorità americane per aver violato il diritto statunitense.
In prima lettura la Camera dei cantoni, un anno fa, si era detta contraria alla deducibilità, mentre a settembre il Nazionale, per non penalizzare eccessivamente la piazza economica, ha ammesso tale possibilità, pur fissando determinate condizioni. Durante i dibattiti era stato fatto notare che certe sanzioni inflitte all'estero possono contenere elementi arbitrari, motivati per esempio da ragioni politiche.
La commissione preparatoria degli Stati aveva poi proposto un'ulteriore variante, a suo avviso compatibile con il senso di equità, che si spinge un po' meno lontano di quanto deciso dalla Camera del popolo. A beneficiare di uno sgravio fiscale sarebbero in questo modo solo le società elvetiche che hanno intrapreso "tutto quanto si possa ragionevolmente pretendere per tenere un comportamento corretto", ha affermato oggi il relatore commissionale Martin Schmid (PLR/GR).
In sostanza, le multe inflitte all'estero potrebbero essere dedotte fiscalmente soltanto se la sanzione viola la nozione di ordine pubblico svizzero o se la condotta punita poggia sulla buona fede. Proprio quest'ultimo concetto è stato ritenuto troppo vago da Anita Fetz (PS/BS) che ha domandato il rinvio in commissione per fare chiarezza (proposta poi approvata con 21 voti contro 18).