L'iniziativa sangallese chiede che, per tutte le importazioni di merce per le quali è previsto il rimborso dell'imposta sul valore aggiunto all'estero, debba essere pagata l'IVA in Svizzera. Verrebbe quindi a cadere il limite di franchigia.
La prima mozione, depositata dal "senatore" Werner Hösli (UDC/GL), domanda la riduzione di tale limite di franchigia a 50 franchi. Secondo Hösli, il crescente turismo degli acquisti "danneggia in modo considerevole l'economia svizzera, in particolare il commercio al dettaglio, e mette in pericolo molti posti di lavoro". Una seconda mozione, di Peter Hegglin (PPD/ZG), propone di definire nuove regole con i paesi limitrofi per il rimborso dell'IVA.
Malgrado abbia bocciato questi oggetti, il Consiglio degli Stati non ha però chiuso completamente la porta: la Camera dei cantoni non esclude infatti di intervenire sull'IVA per contrastare il mancato guadagno causato dal turismo degli acquisti.
Prima di valutare se presentare un proprio intervento al riguardo, la Commissione dell'economia e dei tributi degli Stati vuole però attendere il rapporto del Consiglio federale previsto a fine estate sulle ripercussioni del franco forte sull'IVA, ha affermato il suo relatore Ruedi Noser (PLR/ZH).
I "sentori" hanno in seguito rinviato in commissione, con l'incarico di esaminarla, una mozione di Hans Stöckli (PS/BE) che chiede di tassare gli operatori turistici non sull'intero fatturato ma solo sulla parte conseguita in Svizzera, come avveniva in passato. Fino al 2017, infatti, l'IVA era dovuta esclusivamente sul giro d'affari conseguito nella Confederazione.
Da notare, infine, che la Camera ha bocciato, perché diventata superflua, una mozione del consigliere nazionale Marcel Dobler (PLR/SG) che chiedeva di introdurre nel traffico turistico una possibilità di autodichiarazione elettronica per l'IVA. Da Pasqua 2018 è infatti già disponibile l'applicazione "QuickZoll" che permette di sdoganare le merci direttamente da uno smartphone.