(ats) I costi derivanti dai mandati di consulenza esterni all'Amministrazione federale devono essere limitati. Lo ha deciso il Consiglio nazionale approvando, con 128 voti contro 55 e 4 astenuti, una mozione di Hans-Ulrich Bigler (PLR/ZH) modificata dagli Stati. Lo scopo è di garantire le conoscenze all'interno della Confederazione e evitare che nel lungo termine vengano acquisite solo tramite fornitori esterni.

Secondo la mozione, i costi dovranno essere esposti con trasparenza e suddivisi per Dipartimento. L'esecutivo dovrà poi elaborare direttive che indichino come preservare le conoscenze all'interno dell'amministrazione nei "casi normali" e quali conoscenze devono essere invece generate attraverso mandati esterni nei casi straordinari.

Nella sua prima versione, l'atto parlamentare chiedeva di diminuire le uscite dell'amministrazione a tal scopo dell'8% per i prossimi cinque anni. Giudicando tale proposta irrealistica, gli Stati hanno chiesto di limitare al 4% per tre anni la riduzione delle spese per l'attribuzione di mandati di consulenza esterna.

Inoltre, come regola generale, viene raccomandato che le spese per mandati di consulenza esterna non superino il 3% di quelle per il personale, ha ricordato Jean-Luc Addor (UDC/VS) a nome della commissione. In questo modo si vuole evitare che eventuali tagli nelle spese di personale siano compensati mediante l'attribuzione di mandati esterni.

La minoranza ha chiesto la bocciatura della mozione ricordando come dal 2010 le uscite per i mandati di consulenza non siano praticamente aumentate e che nel 2017 sono addirittura diminuite. Imporre tagli già ora è quindi inopportuno, ha sostenuto, invano, Cédric Wermuth (PS/AG).