(ats) Bisognerà attendere questo pomeriggio per sapere se il Consiglio degli Stati intende o meno introdurre l'obbligo delle cosiddette "quote rosa" nei Consigli di amministrazione delle società quotate in borsa. La commissione preparatoria, nell'ambito del dibattito sulla revisione del diritto della società anonima, raccomanda di non dar seguito a questa proposta.

Nel giugno del 2018, il Consiglio nazionale aveva invece approvato seppur di misura - 95 voti a 94 e 1 astenuto - la proposta secondo la quale, in futuro, il 30% dei posti nei cda delle aziende quotate in borsa fossero riservate alle donne. A livello di direzione tale quota doveva essere del 20%.

Dal canto suo, nel dicembre scorso, la Camera dei cantoni aveva deciso di rinviare il progetto in commissione per renderlo "economicamente sopportabile". Incaricata di rielaborare la riforma, la commissione preparatoria ha stralciato un certo numero di disposizioni che erano state precedentemente introdotte, cambiando parere in merito alle quote rosa nei piani alti delle aziende.

Frattanto, il plenum ha deciso per 25 voti a 16, di non inserire obbligatoriamente nel rapporto di remunerazione della direzione una disposizione riguardante l’importo totale delle liberalità versate a soggetti politici (in particolare a partiti e associazioni nonché a favore di campagne) e le liberalità di almeno 10'000 franchi per beneficiario ed esercizio, con menzione del nominativo del beneficiario e dell’importo della liberalità.

Questa proposta, difesa soprattutto dal campo-rosso verde, è stata giudicata inopportuna dalla maggioranza visto che è pendente in Parlamento un'iniziativa popolare sulla trasparenza dei doni ai politici. La sinistra ha giudicato invece tale proposta un contributo importante per gli azionisti affinché sappiano come vengono spesi i loro soldi.