In questo modo, la Confederazione si allinea all'Unione europea, dove esistono già norme - regolamento denominato EUTR - che impediscono l'immissione sul mercato di legname ottenuto con tagli "selvaggi".
Chiunque metta in commercio per la prima volta legno e prodotti da esso derivati dovrà quindi attestare il rispetto dell'obbligo di diligenza. Va provata la legalità dello sfruttamento delle foreste nel Paese d'origine, così come quella del processo di trasformazione. Gli operatori dovranno pure garantire la tracciabilità di acquisti e vendite.
I commercianti dovranno inoltre a informare i consumatori in merito al genere e alla provenienza del legname. Resta in vigore l'obbligo di dichiarazione.
Tutti i partiti erano d'accordo sulla modifica legislativa per ragioni economiche, ma anche ecologiche. La deforestazione rappresenta il 20% del riscaldamento climatico. Oltre a ciò, con questa novità gli esportatori di legname svizzeri potranno battersi ad armi pari sul mercato continentale. Quasi il 95% del legno svizzero è venduto nell'Ue, il che rappresenta affari per 1,5 miliardi di franchi all'anno.
Il Consiglio federale avrà anche la competenza di richiedere l'adempimento di determinate condizioni per la commercializzazione di altre materie prime o prodotti. In sostanza, l'esecutivo ha la facoltà di vietare che qualcosa venga messo sul mercato se coltivazione, raccolta o fabbricazione fossero fortemente nocive per l'ambiente, oppure se dovessero pregiudicare l'uso sostenibile di materie prime naturali.
Ciò riguarda in particolare la problematica legata al controverso olio di palma: ampie aree di foresta pluviale vengono eliminate per far spazio alle piantagioni.