(ats) La pubblicazione di informazioni su procedimenti penali pendenti deve essere allentata. Il Consiglio degli Stati ha adottato oggi, con 22 voti contro 15, una mozione in tal senso di Fabio Abate (PLR/TI). Secondo il Governo, invece, che proponeva di bocciare il testo, il fatto di rivelare l'identità degli autori di un reato e delle vittime potrebbe violare la protezione della personalità.

Secondo il "senatore" ticinese, i social media impongono un adattamento della prassi in vigore. Attualmente le condizioni che permettono di informare il pubblico su un procedimento pendente sono troppo restrittive. Il rispetto della presunzione di innocenza oppure dei diritti alla protezione della personalità prevalgono e impongono un'informazione al pubblico estremamente limitata.

Tuttavia, sempre più spesso sui social media, ad esempio Facebook, queste regole vengono aggirate, come è stato il caso del recente decesso di una ragazza in un albergo di Locarno. Le circostanze particolari di quanto accaduto hanno generato un interesse mediatico a livello internazionale; gli organi di informazione di altri Paesi hanno così pubblicato nome e cognome delle persone coinvolte, ha spiegato Abate. I media svizzeri sono quindi svantaggiati rispetto a quelli esteri. Considerata la situazione, secondo il "senatore" ticinese le regole vigenti in Svizzera andrebbero perlomeno allentate.

Per il Consiglio federale, ha spiegato in aula la ministra di giustizia e polizia Karin Keller-Sutter, il diritto in vigore pondera giustamente i diversi interessi in gioco: la normativa si è dimostrata efficace e lascia alle autorità il necessario margine di manovra, per cui non occorre adeguarla. Inoltre, proprio i social media imporrebbero di aumentare la protezione dei diritti della personalità piuttosto che di indebolirla.

Il fatto che l'identità delle vittime o degli imputati sia talvolta pubblicata senza scrupoli nelle reti sociali o nei media tradizionali non costituisce un motivo per allentare le severe condizioni vigenti per le autorità, ha aggiunto Keller-Sutter. Ma la consigliera federale non è riuscita a convincere il plenum, che ha sostenuto la mozione Abate.

L'atto parlamentare passa ora al Consiglio nazionale.