La precedente riforma - approvata dalle urne il 3 marzo 2013 - puntava sullo sviluppo centripeto degli insediamenti. L'attuale progetto, presentato dal governo a fine ottobre dello scorso anno, mira a regolamentare le costruzioni fuori dalle zone edificabili e a pianificare gli spazi funzionali del territorio e l'utilizzazione del sottosuolo.
Al fine di ottenere un miglioramento complessivo della situazione, il governo propone che le utilizzazioni del territorio vengano autorizzate soltanto tramite misure di compensazione e di riqualifica. Le nuove costruzioni agricole o la cui ubicazione è vincolata dalla loro destinazione non riceverebbero più un'autorizzazione "ad aeternum". Qualora lo scopo iniziale venisse meno, la costruzione dovrebbe essere demolita.
Questo punto è stato fortemente criticato: mette in discussione la garanzia della proprietà prevista dalla Costituzione, ha sostenuto ad esempio il relatore commissionale Stefan Müller-Altermatt (PPD/SO). L'obbligo di demolizione rischierebbe inoltre di causare elevati costi addizionali, in particolare nel settore agricolo.
Gli strumenti proposti dall'esecutivo lasciano pertanto insolute troppe questioni e costituiscono un orientamento generale "non opportuno". Per Müller-Altermatt, insomma, le proposte dell'esecutivo funzioneranno solo sulla carta, la realtà sarà invece costituita da una pioggia di ricorsi che impedirà di giungere a soluzioni accettabili.
Malgrado ciò, la commissione, ha spiegato Müller-Altermatt, è dell'opinione che ci sia necessità di legiferare. A tal fine, dopo che il dossier sarà passato agli Stati, presenterà una propria mozione con idee concrete sul da farsi.
La minoranza ha invece chiesto di entrare nel merito sul progetto. Data la necessità di legiferare, le proposte del governo sono state ritenute una buona base per ulteriori discussioni. Tale proposta ha però ricevuto i voti di PS, Verdi e Verdi liberali, insufficienti per continuare le discussioni.
Il dossier passa ora al Consiglio degli Stati.