(ats) Occorre rivalorizzare le professioni del settore sanitario per lottare contro la carenza di personale e per far fronte all'invecchiamento della popolazione. È l'opinione del Consiglio nazionale che ha approvato oggi una revisione legislativa in risposta all'iniziativa "Per cure infermieristiche forti", che invece chiede di bocciare.

Il controprogetto, elaborato dalla Commissione della sicurezza sociale e della sanità, mira a rendere più attrattiva la formazione di infermiere allo scopo di ridurre la penuria di personale. Oggi viene formato solo il 43% del personale necessario, ha sottolineato Bruno Storni (PS/TI).

469 milioni per la formazione

In futuro, i Cantoni saranno così chiamati a definire il numero di posti di formazione che gli ospedali, le case di cura e le organizzazioni Spitex sono tenuti a mettere a disposizione. Quale contropartita, la Confederazione metterà a disposizione 469 milioni di franchi per un periodo di otto anni. Questi fondi saranno impiegati per rafforzare la filiera formativa e per sostenere gli studenti.

Plr e UDC avrebbero voluto sopprimere quest'ultimo sussidio, o limitarlo a chi ha obblighi di assistenza e mantenimento nei confronti di familiari. Bocciata anche la proposta di concedere almeno parte degli aiuti agli studenti sotto forma di prestiti. Quello della sanità non è l'unico settore dove si incontra una penuria di personale, ce se sono altri come ad esempio gli ingegneri, ha sottolineato Regine Sauter (PLR/ZH) cercando di convincere il plenum.

Il mercato del lavoro nel settore della salute non può essere paragonato a quello che prevale del resto dell'economia, ha replicato Benjamin Roduit (PPD/VS). I servizi sanitari sono pagati attraverso i premi dell'assicurazione sanitaria, le assicurazioni sociali e le tasse. Inoltre, se si vuole raggiungere l'obiettivo di 27'000 infermieri supplementari entro il 2025 è necessario adottare misure nazionali forti, ha sostenuto il vallesano.

Rivalorizzare la professione

Oltre alle lacune in materia di formazione, c'è un altro aspetto che contribuisce alla penuria: il 40% del personale infermieristico abbandona la professione a causa delle condizioni di lavoro: oltre alla questione salariale ci sono i periodi di riposo che non si riesce a rispettare e gli straordinari non possono essere recuperati, ha ricordato Stefan Müller-Altermatt (PPD/SO).

Il controprogetto dà una risposta anche a queste preoccupazioni. Per rivalorizzare la professione si vuole concedere agli infermieri la possibilità di fornire prestazioni sotto la propria responsabilità e fatturarle direttamente alle casse malattia.

Si tratta principalmente di prestazioni di valutazione, consulenza e coordinamento, nonché servizi di base forniti da personale infermieristico senza prescrizione o mandato medico. Insomma, l'infermiere continuerà a fare lo stesso lavoro ma senza prescrizione medica. Ciò permetterà di evitare la doppia consultazione per le prestazioni di natura infermieristica, ha fatto notare Philippe Nantermod (PLR/VS) a nome della commissione.

Oggi sono infatti i medici a ordinare gran parte dell'assistenza infermieristica, anche quando ciò che deve essere fatto è assolutamente chiaro, ad esempio dopo un intervento chirurgico. Ciò, ha sottolineato Benjamin Roduit, per un costo stimato in 13 milioni di franchi all'anno. Non dobbiamo trascurare questo potenziale di risparmio, ha affermato.

Udc e PLR, con sostegno del governo, hanno tentato di stralciare tale punto. "C'è il rischio di creare un precedente", ha sottolineato il consigliere federale Alain Berset. Anche altre categorie vorranno poter farsi rimborsare le prestazioni direttamente dagli assicuratori, ha aggiunto.

Questa possibilità comporterà un aumento del volume delle prestazioni che si tradurrà inevitabilmente in un incremento dei costi del sistema sanitario, e di riflesso anche dei premi, ha replicato Therese Schläpfer (UDC/ZH). Tale proposta è insomma controproducente.

Al voto la proposta di autorizzare anche gli infermieri a esercitare a carico dell'assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie è stata approvata con 140 voti contro 55. La camera non ha così voluto mettere in pericolo l'esistenza stessa del controprogetto: un "no" a questo punto avrebbe infatti potuto comportare la bocciatura dell'intero oggetto.

"Ubaldo"

Con 102 voti contro 91, la Camera del popolo ha poi deciso che gli infermieri non dovranno concludere una convenzione con gli assicuratori per il rimborso delle prestazioni. Questo passo verso la libertà contrattuale è stato fortemente osteggiato da Pierre-Yves Maillard (PS/VD).

Il vodese, citando il libro "Ubaldo dove sei" (libero per bambini dove si deve cercare un buffo personaggio con la maglia a righe, ndr.), ha ricordato come nella maggioranza dei progetti trattati dal Parlamento relativi alla politica sanitaria, gli assicuratori hanno sempre tentato di piazzarvi "Ubaldo", ossia la libertà contrattuale. Regine Sauter ha replicato, invano, sostenendo che l'accordo con gli assicuratori richiesto non ha nulla a che vedere con tale aspetto.

Al voto d'insieme, il controprogetto è poi stato adottato con 124 voti contro 68. L'opposizione è venuta dall'UDC, secondo cui prima di investire nuove risorse occorre meglio utilizzare quelle già disponibili. Nel confronto internazionale la Svizzera è uno dei Paesi che già dispone del maggior numero di infermieri pro capite, ha sottolineato, invano, Therese Schläpfer.

"No" all'iniziativa

A questo punto al Consiglio nazionale rimaneva ancora da decidere la raccomandazione di voto dell'iniziativa popolare. Quest'ultima chiede che la Confederazione e i Cantoni investano nella formazione infermieristica, migliorino le condizioni quadro (tra cui orario di lavoro, servizi di picchetto e possibilità di formazioni continue) e riconoscano a livello di legge l'autonomia di lavoro degli infermieri.

Con 107 voti contro 82, la camera ha raccomandato a popolo e cantoni di bocciarla. A non piacere è in particolare l'ingerenza di Berna nei compiti dei cantoni, segnatamente per quel che concerne la formazione e la pianificazione ospedaliera. Criticato anche il fatto che inserisce per la prima volta nella Costituzione regole per un determinato gruppo professionale.

Il dossier va al Consiglio degli Stati.