Vi è comunque una differenza fra le due Camere. Quella del popolo vuole infatti che il governo determini le eccezioni al divieto tramite un'ordinanza, mentre quella dei cantoni preferirebbe includerle nella legge contro la concorrenza sleale. Il geo-blocking è una tecnologia volta a impedire o a limitare l'accesso a un contenuto sul web in base alla collocazione geografica dell'utente.
Il divieto di geo-blocking deve fare parte del controprogetto così da convincere i promotori dell'iniziativa a ritirarla, ha detto Andrea Gmür-Schönenberger (Centro/LU). Delusa la maggioranza della Commissione dell'economia e dei tributi, sconfitta per 27 voti a 17, che avrebbe voluto scindere la questione e regolarla separatamente, considerando poco convincente la formulazione attuale. Sull'argomento auspicava poi una consultazione, come spiegato da Ruedi Noser (PLR/ZH).
Gli Stati hanno poi fatto un passo verso i colleghi del Nazionale riguardo il secondo punto della revisione della legge sui cartelli sul quale le posizioni rimanevano divergenti, vale a dire la clausola di re-importazione. Questa vuole vietare alle società elvetiche di acquistare all'estero merci svizzere esportate a prezzi inferiori a quelli praticati nella Confederazione.
Tacitamente, i "senatori" hanno detto sì a un'alternativa alla clausola. Quest'ultima era stata infatti precedentemente bocciata perché giudicata protezionistica dagli ambienti borghesi e potenzialmente causa di ritorsioni, in particolare da parte dell'Ue, e dal Consiglio federale, in quanto violerebbe gli obblighi internazionali della Confederazione.
Il meno problematico compromesso prevede invece che la possibilità di procurarsi in un Paese straniero a prezzi vantaggiosi beni o servizi proposti in Svizzera e all'estero venga limitata. La menzione esplicita alla re-importazione è stata abolita.
Il dossier torna ora sui banchi del Consiglio nazionale.