Il plenum ha preferito insomma adeguarsi alle raccomandazioni del Gruppo d'azione finanziaria (GAFI), della Finma e del Consiglio federale. Al Consiglio nazionale, invece, la mozione era stata accolta per 124 voti a 61 nel marzo 2019.
Alla camera del popolo, la maggioranza sosteneva che la soglia di 15 mila franchi fosse troppo bassa e avrebbe svantaggiato la piazza economica elvetica rispetto a quelle estere che operano in euro (soglia 15 mila euro). Tenuto conto della differenza di cambio, all'estero è insomma possibile trasferire somme più importanti se paragonate al franco svizzero. Oltre a ciò, un limite inferiore non avrebbe impedito a potenziali terroristi di agire.
Un'opinione non condivisa dagli Stati, spalleggiati dal consigliere federale Ueli Maurer, secondo cui la soglia di cui parla la mozione riguarda le operazioni di cassa, in particolare le operazioni eseguite agli sportelli postali da clienti occasionali, e non tutte le transazioni in contanti effettuate da un intermediario finanziario.
Né il versamento in contanti di un cliente bancario sul suo conto né il prelievo di contanti da un conto bancario rientrano nella definizione di operazioni di cassa, ha sottolineato il ministro delle finanze, secondo cui l'abbassamento della soglia è in linea con le raccomandazioni del GAFI, in particolare per evitare rischi col finanziamento del terrorismo.
Si tratta per il consigliere federale di adeguarsi agli standard internazionali in vigore dal 2003, adottati dopo gli attacchi alle Torri gemelle di New York del 2001. Maurer ha fatto poi notare che le operazioni prese di mira rappresentano lo 0,012% di tutte le transazioni eseguite in Svizzera. Insomma, l'esistenza della piazza finanziaria elvetica non è in pericolo.