Ogni anno centinaia di migliaia di pelli di alligatore del Mississippi e decine di migliaia di pelli di pitone vengono importate in Svizzera, dove sono trasformate e in parte riesportate come prodotti di lusso, ha spiegato Munz. A queste si aggiungono pelli di caimani, coccodrilli, varani e altre specie di grandi rettili, destinate perlopiù all'industria orologiera che le trasforma in cinturini. La Svizzera è insomma un crocevia del commercio di pelli esotiche, ha evidenziato la deputata sciaffusana.
L'obbligo di dichiarazione per i prodotti in pelle di rettile venduti sul mercato svizzero permetterebbe di rafforzare la consapevolezza dei consumatori. Questi, secondo Munz, potrebbero così decidere con cognizione di causa se acquistare o meno determinati articoli in pelle.
Il Consiglio federale proponeva di bocciare l'atto parlamentare: per i prodotti di pelle di rettili sono in corso lavori a livello internazionale per l'elaborazione di standard per un'uccisione rispettosa della dignità degli animali, ha spiegato Alain Berset.
Il ministro dell'interno ha poi ricordato come il governo sia già al lavoro per preparare un rapporto che indichi come rafforzare l'obbligo di dichiarazione dei metodi di produzione di derrate alimentari non conformi alle norme svizzere. Il documento considererà anche gli altri prodotti di origine animale. Insomma, la mozione Munz è perlomeno prematura, ha sottolineato, invano, Berset.