Il carattere obbligatorio generale di un CCL oggi può essere conferito unicamente se i datori di lavoro contraenti rappresentano almeno il 50% di quelli del settore coinvolto e le organizzazioni sindacali almeno il 50% dei lavoratori. I datori di lavoro devono inoltre impiegare almeno il 50% dei dipendenti del settore.
Feller e Gschwind hanno chiesto di rendere i quorum più flessibili. Dal loro punti di vista, l'obbligatorietà generale dovrebbe poter essere decretata anche con una percentuale di datori di lavoro contraenti del 35% se questi impiegano almeno il 65% dei lavoratori. Se la quota dei datori di lavoro si colloca tra il 35 e il 50%, la maggioranza richiesta di lavoratori verrebbe diminuita proporzionalmente, tra il 65 e il 50%.
Queste condizioni non sono mai state modificate dal 1956, anno di approvazione della legge, mentre l'economia e il mondo del lavoro sono profondamente mutati nel corso degli ultimi sessant'anni, ha affermato Paul Rechsteiner (PS/SG) spiegando la necessità di intervenire. Un adeguamento delle relative disposizioni, ha aggiunto, rafforzerebbe il partenariato sociale. "È questo carattere vincolante che obbliga le imprese estere a giocare secondo le regole", ha sostenuto l'ex presidente dell'Unione sindacale svizzera (USS).
"La Commissione è contraria a che una minoranza di datori di lavoro possa imporre a una maggioranza l'obbligatorietà generale", ha replicato il suo portavoce Pirmin Bischof (Centro/SO). La modifica in discussione potrebbe difatti mettere in minoranza le piccole e medie imprese, proprio nei settori caratterizzati dalla presenza di pochi grandi e molti piccoli attori, ha precisato convincendo il plenum.