(ats) Anche per entrare a Palazzo federale dovrebbe essere obbligatorio presentare un certificato Covid valido, così come previsto anche per ristoranti, palestre o cinema. Lo ha deciso oggi il Consiglio degli Stati per 36 voti a 6 (un astenuto), adottando una modifica della Legge sull'Assemblea parlamentare. Il dossier va al Nazionale.

Se anche la Camera del popolo dovesse accogliere questo progetto della Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati (CIP-S), l'obbligo del certificato Covid per i deputati entrerebbe in vigore dal 2 di ottobre, a patto che i due rami del Parlamento approvino l'entrata in vigore urgente di tale modifica (che rimarrebbe in vigore fino al 31 dicembre 2022, con la possibilità di revoca se la situazione dovesse migliorare).

Il certificato sarebbe obbligatorio a partire dai 16 anni. Anche le persone non vaccinate e quelle non guarite potranno ottenere il certificato eseguendo un test salivare due volte a settimana. Alle persone che devono necessariamente essere presenti nel palazzo del Parlamento saranno rimborsati i costi di eventuali test.

Rispetto al progetto della commissione, il plenum ha accettato per 21 voti a 14 una proposta di Stefan Engler (Centro/GR) secondo cui i membri delle Camere federali senza certificato potranno accedere a Palazzo se portano una mascherina di protezione.

Prima del voto finale, il plenum ha respinto per 35 voti a 7 una proposta di non entrata nel merito di Beat Rieder (Centro/VS), lanciatosi in una lunga invettiva contro le decisioni del Consiglio federale che, con l'introduzione di un obbligo del certificato, avrebbe eroso le libertà fondamentali, creando malumore in seno alla popolazione e una società a due velocità tra chi è vaccinato e chi non lo è.

Per il vallesano, il limite è stato superato: l'obbligo del certificato rappresenterebbe un segnale sbagliato verso l'esterno, la prova che il Consiglio federale non è stato in grado di portarci fuori dalla crisi. In particolare, il "senatore" del Centro ha criticato l'obbligo del certificato, per di più a pagamento, per chi non è vaccinato oppure preferisce attendere che un altro preparato arrivi sul mercato. A suo parere, sono soprattutto i giovani, studenti e apprendisti, le categorie più maltrattate, dal momento che non hanno i mezzi per pagarsi un test. Insomma, queste persone sono obbligate a riacquistare quelle libertà garantite dalla Costituzione federale. L'obbligo del certificato, dal vago sapore totalitario, è diventato un mezzo di pressione per obbligare le persone a vaccinarsi, a parere di Rieder, ciò che cozza contro il diritto all'integrità fisica sancito dalla Costituzione federale.

Alle dichiarazioni di Rieder hanno risposto diversi "senatori", secondo i quali il problema del test, e della gratuità, non è oggetto del dossier in discussione. Qui si tratta, secondo la maggioranza del plenum, di lanciare un segnale verso l'esterno come richiesto dai presidenti dei partiti e, come spiegato da Daniel Jositsch (PS/ZH), di spronare la popolazione a farsi immunizzare.

Per il "senatore" zurighese, vaccinarsi è addirittura un obbligo verso la società, paragonabile all'obbligo del servizio militare. Anche in questo caso la libertà del singolo viene limitata, ma a favore dell'intera società. Chi non intende farlo deve assumersi le conseguenze, ha sottolineato, precisando tuttavia che questo ostacolo è aggirabile facendosi testare regolarmente e indossando una mascherina.

Stando a Jakob Stark (UDC/TG), non si tratta nemmeno di lanciare un segnale all'esterno, bensì di approfittare di un mezzo efficace, ossia il vaccino, per ritornare a lavorare normalmente a Palazzo federale senza mascherina e senza separazioni in plexiglas.