Il progetto del governo prevede l'abolizione dell'imposta preventiva (35%) sugli interessi svizzeri, ad eccezione di quelli generati da averi di persone fisiche domiciliate nella Confederazione.
Oggi la maggior parte delle obbligazioni di società svizzere sono emesse all'estero, soprattutto nei paesi del Benelux, perché non hanno imposte alla fonte, ha affermato Ruedi Noser (PLR/ZH). Il volume delle emissioni in Svizzera nel 2016 è stato del 44% inferiore a quello del 2009, ha da parte sua rilevato il ministro delle finanze Ueli Maurer, aggiungendo che il calo è dovuto a procedure troppo complicate e costose.
Il progetto mira semplicemente a rimpatriare queste obbligazioni, ha continuato. Abolendo l'imposta alla fonte, sarà più interessante per gli investitori acquistare obbligazioni svizzere in Svizzera. Questo rafforzerà il settore finanziario. Secondo il consigliere federale c'è un bisogno urgente di agire, vista la riforma dell'OCSE che introdurrà un'imposizione globale minima del 15% per le grandi imprese.
Per la sinistra non c'è bisogno di stimolare ulteriormente la piazza finanziaria elvetica. "L'ultima cosa che vogliamo fare è darle nuovi privilegi", ha affermato Paul Rechsteiner (PS/SG), aggiungendo che le grandi banche, come UBS e Credit Suisse, sono "macchine da multe". L'abolizione delle tasse in discussione avrebbe anche conseguenze per le entrate, ha continuato, ricordando il deficit scavato dalla crisi sanitaria.
Il relatore della commissione preparatoria, Erich Ettlin (Centro/OW), ha invece sostenuto come il rapporto costi-benefici della misura sia interessante, e il ministro delle finanze Ueli Maurer ha aggiunto che il 90-95% delle imposte preventive non viene toccato dalla riforma.
Dopo aver tentato di affossare il progetto, il campo rosso-verde ha cercato di rinviarlo al Consiglio federale affinché lo rivedesse. Entrambe le proposte sono state respinte con 32 voti a 13.