Lo prevede la relativa legge d'applicazione del nuovo articolo costituzionale approvata oggi dal Consiglio nazionale per 135 voti a 50 (UDC, che considera la legge troppo costosa per Cantoni e Comuni) e 3 astenuti, che ha però negato, come gli Stati, il diritto di ricorso alle organizzazioni specializzate. Il dossier ritorna agli Stati per le divergenze.
Durante il dibattito di entrata in materia, la maggioranza ha sottolineato l'importanza di agire, visto che la Svizzera ha un grande ritardo rispetto ai Paesi vicini. La bicicletta oggi non è più utilizzata solo durante il tempo libero: grazie anche all'arrivo sul mercato della bici elettrica, molti l'utilizzano come mezzo di trasporto usuale, per esempio per andare a lavorare, e ciò non solo nelle città.
Legge troppo costosa
L'udc ha criticato i costi inerenti alla realizzazione di nuove piste ciclabili, ma tutti i tentativi di annacquare la legge sono stati respinti dal plenum. In particolare, i democentristi criticavano l'esigenza di realizzare piste ciclabili comunicanti e continue.
Su quest'ultimo aspetto, per quanto attiene alla pianificazione, i "senatori" chiedono un tracciato "per quanto possibile diretto", mentre il Nazionale, come il Governo, propende per un "tracciato diretto".
Lo scopo del nuovo articolo costituzionale è di realizzare una rete ciclabile efficiente e sicura che contribuisca a separare le correnti di traffico e a gestire meglio la mobilità, riducendo le interferenze tra auto, bici e pedoni e di conseguenza il rischio di incidenti, stando al progetto dell'esecutivo.
Per concretizzare questi obiettivi il Consiglio federale ha partorito una nuova Legge sulle ciclovie che prevede l'obbligo per i Cantoni di progettare e realizzare reti ciclabili. Eventuali percorsi soppressi perché non più sicuri o interessanti dovranno essere sostituiti. Diversamente dagli Stati, il plenum non vuole che tale sostituzione debba avvenire unicamente quando sussiste "un interesse pubblico comprovato".
La legge stabilisce inoltre una serie di obiettivi qualitativi (coerenza, percorribilità diretta, sicurezza, omogeneità, attrattiva) espressi in principi generali di pianificazione. La Confederazione fornirà informazioni, consulenza e geodati.
Diritto di ricorso
Con 102 voti a 84, il Nazionale - come gli Stati - ha poi deciso che il diritto di ricorso vada limitato a Comuni e Cantoni. Il Consiglio federale proponeva invece di estenderlo anche alle organizzazioni specializzate attive a livello nazionale da almeno tre anni.
Il plenum, come anche i "senatori", ha invece sostenuto la proposta dell'esecutivo secondo cui la Confederazione può coinvolgere per determinati compiti le organizzazioni specializzate.
Quanto all'allestimento e all'attuazione dei piani, la sinistra avrebbe voluto ridurre i termini: 3 anni dall'entrata in vigore della legge per l'allestimento dei piani e 10 anni per la realizzazione. Il plenum è invece rimasto alla proposta del Consiglio federale: 5 anni per l'allestimento e 20 anni per la realizzazione.
Il decreto e l'iniziativa
Il decreto federale approvato nell'autunno del 2018 con il 73,6% dei voti concerne vie ciclabili, sentieri e percorsi pedonali. Era un controprogetto diretto all'iniziativa popolare "Per la promozione delle vie ciclabili e dei sentieri e percorsi pedonali" (Iniziativa per la bici). Quest'ultima voleva "obbligare" la Confederazione a sostenere i cantoni nella realizzazione e manutenzione di sentieri, percorsi pedonali e piste ciclabili.
Il controprogetto elaborato dal Consiglio federale e dal Parlamento ha ripreso la formulazione meno vincolate - già presente in precedenza nella Costituzione, che promuoveva sentieri e percorsi pedonali - secondo la quale Berna "può" sostenere la costruzione di simili reti. Soddisfatto della controproposta, il comitato promotore dell'iniziativa - depositata il primo marzo 2016 con 105'234 firme valide - aveva deciso di ritirare il testo.