(ats) Le persone contro cui è stata pronunciata un'espulsione giudiziaria non devono poter cambiare nome per ottenere una fedina penale immacolata. Dopo il Consiglio degli Stati, oggi anche il Nazionale ha approvato, con 107 voti a 59, una mozione in questo senso del "senatore" Thomas Minder (Indipendente/SH).

Stando al consigliere agli Stati, che appartiene al gruppo parlamentare dell'UDC, di recente un uomo condannato per partecipazione all'organizzazione terroristica Stato islamico (IS), contro cui era stata disposta un'espulsione giudiziaria, ha chiesto di cambiare nome e cognome, ottenendo l'avallo dall'autorità.

In casi di questo tipo l'interesse pubblico prevale chiaramente sull'interesse individuale dell'autore del reato, secondo Minder. Se è stata ordinata un'espulsione giudiziaria, non si può nemmeno sostenere la necessità del cambiamento di nome per consentire la risocializzazione nella nostra società.

Tali cambiamenti sono possibili da quando è entrato in vigore il nuovo diritto in materia di cognome nel 2013. All'epoca era necessario addurre "motivi gravi" per poter cambiare nome. Da allora bastano "motivi degni di rispetto", cosicché i cambiamenti sono stati notevolmente liberalizzati.

Una minoranza di sinistra ha tentato di convincere il plenum di quanto sia problematica la restrizione dei diritti personali cui si fa riferimento nella mozione. Ha inoltre ricordato che la revisione della legge sul casellario giudiziale, prevista per il 2023, prevede l'aggiornamento automatico dei nomi modificati. Non sarà pertanto più possibile nascondere la propria identità.

"Non dobbiamo imporre una tripla sanzione agli espulsi", ha dichiarato Christian Dandrès (PS/GE). Tra le persone colpite, ha aggiunto, potrebbero esserci anche giovani radicalizzati che, senza un cambio di nome, sarebbero penalizzati se dovessero essere reintegrati in patria.

La ministra di giustizia e polizia Karin Keller-Sutter ha da parte sua rilevato che quando si tratta di mettere in pericolo la Svizzera, anche un solo caso è di troppo. Il divieto di cambiare nome, ha aggiunto, deve sempre essere subordinato al rispetto dei diritti fondamentali della persona interessata.