La settimana scorsa, ha ricordato la relatrice commissionale Anna Giacometti (PLR/GR), la Camera dei cantoni aveva diminuito il credito aggiuntivo e quello d'impegno per un importo rispettivamente di 68 milioni e 300 milioni di franchi.
Durante le discussioni agli Stati era emerso che Berna aveva forse firmato contratti per importi non ancora approvati dal Parlamento. L'esame effettuato nel lungo week-end di Pentecoste ha rivelato che, a parte due eccezioni, i contratti stipulati con i produttori di vaccini si basano su un credito d'impegno approvato dal Parlamento, ha aggiunto Giacometti evocando i risultati degli accertamenti presentati oggi dal Dipartimento federale dell'interno (DFI).
Con la verifica è stato ricalcolato anche il fabbisogno aggiuntivo di mezzi per il 2022, che è stato corretto verso il basso: è ora quantificato in 234,3 milioni, somma come detto approvata oggi dal Consiglio nazionale. La verifica ha anche permesso di stabilire che tale credito aggiuntivo non può essere inferiore a 172 milioni di franchi. In tal caso, infatti, i contratti già firmati con i produttori di vaccini non potrebbero essere rispettati.
Durante le discussioni l'UDC ha chiesto di restare ai 68 milioni sostenuti dagli Stati. "Noi - il Parlamento, ndr. - non abbiamo firmato i contratti e quindi non dobbiamo cedere", ha sostenuto invano Sandra Sollberger (UDC/BL).
Il Nazionale ha invece approvato la proposta di Alex Farinelli (PLR/TI), che voleva mantenere il credito d'impegno per il 2023 a 780 milioni (la commissione preparatoria proponeva di ridurlo a 672 milioni). Dal suo punto di vista si tratta di un investimento per il futuro: bisogna garantire l'acquisto dei vaccini, per poterli poi mettere a disposizione della popolazione in caso di bisogno, ha sostenuto.
Bocciate quindi le proposte dell'Alleanza del Centro e dell'UDC di ridurre credito d'impegno. A loro avviso il numero di dosi di vaccino anti-Covi da acquistare è troppo elevato.
Il dossier torna agli Stati.