(ats) La proposta di modificare la legge in vigore affinché si possa rinunciare completamente alla dichiarazione di non riesportazione in caso di fornitura a Paesi che condividono i nostri valori - vedi armi all'Ucraina - è degna di essere esaminata dettagliatamente.

Lo quanto pensa il Consiglio degli Stati che, contrariamente alla raccomandazione del Consiglio federale, ha preferito rinviare in commissione per 21 voti a 8 una mozione di Thierry Burkart, presidente argoviese del PLR, che si propone di modificare la legge sul materiale bellico.

Il rinvio in commissione è avvenuto nonostante la sinistra avesse invece voluto votare sulla mozione, per bocciarla, dal momento che la popolazione, secondo Daniel Jositsch (PS/ZH), non sembra gradire una simile eventualità, ossia che armi fabbricate in Svizzera e vendute all'estero vengano riesportate in zone di guerra, nemmeno se lo Stato che le ha acquistate condivide i nostri stessi valori e conosce un regime di controllo delle esportazioni analogo al nostro. La mozione si basa su casi concreto, ossia sulla richiesta di vari Stati europei, come la Germania, che hanno chiesto al Consiglio federale il permesso di poter riesportare verso l'Ucraina materiale bellico acquistato in Svizzera.

Stando a Burkart, la guerra in Ucraina dimostra quanto sia stretta la cooperazione militare tra i Paesi che condividono i nostri valori. "Se neghiamo loro il diritto di trasferirsi reciprocamente le armi e i sistemi d'arma acquistati in Svizzera, ostacoliamo i loro sforzi in materia di sicurezza, di cui beneficiamo anche noi", scrive il "senatore" nel testo della sua mozione.

A detta del argoviese, le norme attuali sull'esportazione di materiale bellico assoggettano tutti i Paesi del mondo agli stessi obblighi in relazione alla dichiarazione di non riesportazione, indipendentemente dal fatto che si tratti di Paesi che condividono i nostri valori, si impegnano per la nostra sicurezza e applicano restrizioni altrettanto severe all'esportazione di armi, oppure di Stati che difendono valori e interessi diversi. Questa situazione deve cambiare per il presidente del PLR.

Nella sua risposta alla mozione, che si raccomanda di respingere, il Consiglio federale, pur riconoscendo la fondatezza delle richieste avanzate dall'autore, fa notare tuttavia che una completa rinuncia alla dichiarazione di non riesportazione comporterebbe il rischio che il materiale bellico svizzero arrivi attraverso Stati "virtuosi" a Paesi che non soddisfano i criteri di autorizzazione della Confederazione.

Il governo fa rilevare, inoltre, che le dichiarazioni di non riesportazione firmate in precedenza rimarrebbero valide. La riesportazione sarebbe possibile solo per il materiale bellico svizzero esportato in futuro, ma non retroattivamente. La richiesta della Germania di trasferire all'Ucraina le munizioni svizzere Gepard già presenti in Germania verrebbe comunque respinta, sottolinea l'esecutivo.

Stando al governo, in ogni caso, qualora la mozione venisse accolta dalla prima Camera (ossia gli Stati, che però hanno preferito rinviarla in commissione, n.d.r.), il Consiglio federale si riserva la possibilità di presentare alla seconda Camera una proposta di modifica per consentire il trasferimento di materiale bellico svizzero tra gli Stati che rispettano i nostri standard. Anche così - secondo il Consiglio federale - si potrebbero sostenere gli sforzi di politica di sicurezza dei nostri Paesi partner europei, come auspicato dall'autore della mozione.