La mozione, presentata dal "senatore" Erich Ettlin (Centro/OW), chiede che le disposizioni dei CCL nazionali di obbligatorietà generale in materia di salario minimo, tredicesima e ferie prevalgano su quelle divergenti del diritto cantonale. Finora dispongono di un salario minimo il Ticino, il Giura, Neuchâtel, Ginevra e Basilea Città.
"Il partenariato sociale deve rimanere intatto, basato sulla fiducia, grazie ai CCL", ha dichiarato Fabio Regazzi (Centro/TI) a nome della commissione. La decisione del Tribunale federale (TF) del 2017 di dare la precedenza ai salari minimi cantonali rispetto a eventuali contratti collettivi ha aperto un'incertezza giuridica, ha aggiunto il ticinese.
Secondo la maggioranza insomma, i salari minimi cantonali determinano insicurezza nei negoziati tra le parti sociali, intaccando un rapporto collaudato. Inoltre, è proprio il Consiglio federale a dichiarare i CCL di obbligatorietà generale e per questa ragione questi ultimi hanno carattere simile al diritto federale.
"Con questa mozione si vanno a creare dei lavoratori poveri", ha vivamente protestato Cédric Wermuth (PS/AG). Contrario anche il governo, con il consigliere federale Guy Parmelin che ha affermato invano come non si possa contraddire una legge cantonale che ha legittimità democratica. Dal canto loro, i sindacati hanno già definito la mozione un atto di sabotaggio, nonché una violazione della Costituzione.