La modifica della legge in materia è la risposta del Consiglio federale all'iniziativa popolare denominata "Favorire la donazioni di organi e salvare vite umane" lanciata dall'ong giovanile Junior Chamber International (JCI) col sostegno di Swisstransplant. L'iniziativa propone l'introduzione di un nuovo modello basato sul consenso presunto "in senso stretto". Ciò significa che gli organi di una persona deceduta possono venir espiantati, a meno che quest'ultima non si opponga quando è ancora in vita.
No ad iniziativa
Il Governo ha invece proposto un controprogetto indiretto - una modifica a livello di legge e non di Costituzione - basato sul modello del consenso presunto "in senso lato", per tutelare maggiormente i diritti dei famigliari, i quali potranno continuare ad avere la possibilità di rifiutare una donazione di organi se ciò corrisponde alla volontà del defunto. Al voto, l'iniziativa è stata respinta all'unanimità lunedì dagli Stati, mentre il Nazionale - che in prima lettura l'aveva accolta, seppur di stretta misura - oggi l'ha bocciata tacitamente.
Il sostegno della Camera del popolo era stato dato a uno stadio precoce delle discussioni, quando non si sapeva ancora il contenuto esatto del controprogetto, ha indicato Flavia Wasserfallen (PS/BE) a nome della commissione. Oggi il progetto governativo - completato dai due rami del Parlamento - propone una soluzione migliore. E ci sono buone chance che gli iniziativisti ritirino il loro testo, ha aggiunto.
Dignità della persona
Durante i precedenti dibattiti in aula a far discutere è stato soprattutto il fatto di considerare tutte le persone dei potenziali donatori. Secondo diversi oratori, si rischia così di ledere la dignità della persona. Inoltre, benché il controprogetto preveda il coinvolgimento dei famigliari o persone di fiducia, la soluzione proposta metterebbe sotto un'enorme pressione i congiunti, già alle prese con una situazione emotivamente difficile, dovendo essi decidersi in tempi brevi se acconsentire o meno a un prelievo quando il congiunto si trova ancora tra la vita e la morte.
Vi sarebbe insomma il pericolo di estorcere un "sì" quando la volontà della persona cara non è nota - magari è pure contraria - o non è stata espressa in modo chiaro. Vi è poi il fatto che non tutta la popolazione ha i mezzi o la possibilità di informarsi sul questo questione, ossia è a conoscenza del fatto che può anche rifiutarsi di diventare donatore.
Inoltre, taluni parlamentari hanno rimproverato all'esecutivo di non aver tenuto conto dell'opinione espressa dalla Commissione nazionale d'etica in materia di medicina umana, favorevole invece a dichiarazioni obbligatorie da parte dei cittadini, contattati dalle autorità, in varie fasi della loro vita (per esempio al momento ottenere la patente di guida o di contrarre matrimonio, n.d.r) per conoscerne le intenzioni. Per tutti questi motivi, diversi oratori si sono detti scettici su questo cambio di paradigma, e chiesto di rimanere al sistema attuale che prevede una dichiarazione esplicita di consenso.
Svizzera fanalino di coda
Per i favorevoli, invece, al consenso presunto in senso lato, con l'attuale modello non è stato possibile trovare un numero sufficiente di donatori, nonostante i sondaggi ci dicano che la maggioranza della popolazione sia fondamentalmente a favore della donazione.
La Svizzera è fanalino di coda in Europa in fatto di donazione di organi, un gesto altruistico che può salvare delle vite, ha affermato lunedì durante i dibattiti Marina Carobbio (PS/TI), stando alla quale nel 2020 sono morte 72 persone in attesa di un trapianto: alla fine del secondo semestre di quest'anno oltre 1400 persone erano invece in lista d'attesa. Laddove vige in consenso presunto in senso stretto vi è stato effettivamente un incremento dei donatori, ha sostenuto.
Con la soluzione dell'esecutivo, che in diversi hanno definito un compromesso più che accettabile, molte più persone saranno spinte a farsi avanti per esprimere la loro volontà - che verrà iscritta in un registro come avviene ora per i donatori, n.d.r. - sia per dire di "no" che per dichiararsi disponibili. Oltre a ciò, la soluzione governativa ha il pregio di coinvolgere i famigliari o le persone di fiducia le quali conoscono la volontà della persona che hanno perso o stanno per perdere.
Nessun prelievo automatico
Tale elemento del controprogetto è stato evocato in aula anche dal ministro della sanità Alain Berset, secondo cui, col sistema del consenso presunto in senso lato, i famigliari, chiamati a decidere in un momento drammatico avranno almeno una base sulla quale interrogarsi e prendere una decisione.
Una decisione, ha puntualizzato Berset, che può anche essere negativa, visto che non vi è alcun obbligo di acconsentire ad un espianto. Qualora non fosse possibile contattare un parente, non si procederebbe ad alcun prelievo, ha sottolineato il consigliere federale. La volontà del defunto rimane sempre al centro delle preoccupazioni.