Una lettera aperta pubblicata a maggio e firmata dai primi ministri danese e italiano, nonché dai capi di governo di Polonia, Belgio, Austria, Estonia, Lettonia, Repubblica Ceca e Lituania, chiede una discussione e una riforma dell'interpretazione della CEDU, in particolare affinché la Corte rispetti nuovamente il principio di sussidiarietà.
Durante il suo intervento, Germann si è detto dispiaciuto che la Svizzera non abbia firmato il testo. A suo parere, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha da tempo superato il limite ammissibile nel suo sviluppo della giurisprudenza. La Corte limita sempre più la libertà decisionale degli Stati, impedendo loro persino di agire in settori cruciali per la sicurezza, ad esempio quando non possono più adottare misure efficaci contro i migranti che commettono reati.
La mozione chiede al Consiglio federale di impegnarsi insieme con altri Stati parti affinché la CEDU non imponga ai Paesi membri obblighi che essi non hanno contratto mediante un trattato e non limiti il loro margine di manovra politico.
I tribunali hanno un margine di interpretazione, ma questo ha dei limiti, secondo il "senatore" sciaffusano. Con sentenze come quella a favore delle Anziane per il clima, in cui la Svizzera è stata condannata per inazione, la Corte indebolisce l'istituzione. Alla fine, il rischio è che la Corte e la Convenzione europea dei diritti dell'uomo vengano messe in discussione, ha osservato Daniel Jositsch (PS/ZH), aggiungendo che sarebbe una catastrofe se la Svizzera o altri Stati europei lasciassero questa istituzione.
Il Parlamento ha già approvato una mozione di Andrea Caroni (PLR/AR) che chiede al Consiglio federale di ricordare alla Corte la sua missione primaria. È questa la strada da seguire, ha ribattuto Matthias Michel (PLR/ZG), aggiungendo che la lettera firmata dai ministri è un appello politico senza destinatari concreti.
La lettera è stata redatta al di fuori dei quadri istituzionali dell'UE, ha rammentato il "ministro" di giustizia e polizia, Beat Jans, assicurando che i lavori per attuare la mozione già approvata dal Parlamento sono in corso. Tra l'altro, ha aggiunto, si tratta di un atto parlamentare che il Consiglio federale aveva sostenuto.
Il testo era stato presentato dopo che la Corte europea aveva condannato la Svizzera per inerzia in ambito climatico. La condanna era stata vivamente criticata sia dal Parlamento che dal Consiglio federale con la motivazione che i giudici avevano oltrepassato le loro competenze.