Finanze dell'esercito
​Per l'adempimento del suo mandato l'esercito deve disporre dei mezzi necessari. La CPS-S sostiene una mozione in questo senso della sua Commissione omologa e intende chiarire le divergenze esistenti da diversi mesi tra il Parlamento e il Consiglio federale. Per il 2014 e 2015 va applicato nuovamente un limite di spesa di 4,7 miliardi di franchi.

Con 7 voti contro 3 e un'astensione, la CPS-S si è espressa a favore dell'accettazione della mozione 12.3983, che chiede di attuare in modo coerente il decreto federale del 29 settembre 2011. Secondo la maggioranza della Commissione, il limite di spesa per l'esercito deve essere di 5 miliardi di franchi come previsto dal Parlamento e non di 4,7 miliardi. Questi fondi sono necessari per colmare le gravi lacune in materia di armamento. Dal profilo della politica di sicurezza, la maggioranza della Commissione ritiene insostenibile che ci si scosti di 300 milioni di franchi rispetto al decreto di pianificazione del Parlamento e chiede una correzione al Consiglio federale. Rispetto al Consiglio nazionale, la CPS-S propone un adeguamento temporale: il limite di spesa ammonterà a 5 miliardi di franchi solo nel 2016, considerato anche che nei prossimi due anni non potranno più essere effettuati ulteriori acquisti. Secondo la maggioranza, con questa soluzione l'esercito potrà finalmente disporre di una base affidabile per la sua pianificazione.

Una minoranza della Commissione condivide l'opinione del Consiglio federale secondo cui un esercito con un profilo di prestazioni adeguato può adempiere il suo mandato anche con un limite di spesa più basso. Essa sottolinea che l'ammontare del preventivo dell'esercito dipende dalle decisioni che verranno prese in merito al suo sviluppo, all'acquisto dei Gripen e al pacchetto di consolidamento e di verifica dei compiti 2014.

Migliori condizioni quadro per l'industria svizzera degli armamenti
La CPS-S intende incaricare il Consiglio federale di eliminare gli svantaggi che penalizzano l'industria svizzera della sicurezza e della tecnica militare nei confronti della concorrenza straniera. La Commissione ha adottato con 8 voti contro 3 una mozione in questo senso (cfr. testo della mozione in allegato). Nei mesi passati numerose aziende hanno fatto segnare diminuzioni del fatturato e annunciato licenziamenti. La maggioranza della Commissione chiede che i criteri per le autorizzazioni all'esportazione siano equiparati a quelli degli Stati europei paragonabili alla Svizzera.

I previsti adeguamenti dell'articolo 5 capoverso 2 dell'ordinanza sul materiale bellico permetteranno di trattare in modo differenziato le domande di autorizzazione degli affari con l'estero. La nuova norma permetterà di tenere per esempio conto del rischio che mediante i beni esportati siano possibili violazioni dei diritti umani. L'ordinamento attuale esclude in molti casi in modo categorico l'esportazione, talvolta indipendentemente dal fatto che gli armamenti in questione possano essere o no all'origine di violazioni dei diritti umani. Tali criteri di esclusione sono più rigidi di quelli vigenti negli altri Stati europei. La maggioranza della CPS-S sostiene l'eliminazione di questi svantaggi concorrenziali, che pregiudicano lo sviluppo economico dell'industria svizzera degli armamenti e sono pertanto rilevanti anche per la nostra difesa nazionale.

Secondo la minoranza della Commissione, al momento non c'è necessità d'intervenire. Essa si richiama alla reputazione e alla posizione particolare della Svizzera nella collettività internazionale e sottolinea il fatto che un allentamento dei criteri per l'esportazione di armamenti non costituisce una garanzia per i posti di lavoro in Svizzera.

Presieduta dal consigliere agli Stati Hans Hess (PLR, OW), la Commissione si è riunita a Berna il 24 e 25 giugno 2013. A parte della seduta era presente il presidente della Confederazione Ueli Maurer, capo del DDPS.

 

Annexe:
13.3662 é Mo. CPS-E. Mettre un terme à la discrimination de l'industrie suisse d'armement (PDF)

 

Berna, 25 giugno 2013  Servizi del Parlamento