Iniziativa popolare «Sulle borse di studio»
La Commissione della scienza, dell'educazione e della cultura del Consiglio degli Stati (CSEC-S) propone di respingere l’iniziativa popolare «Sulle borse di studio» e di seguire in tutti i punti il Consiglio nazionale per quanto riguarda la legge sui sussidi all’istruzione. Respinge invece una mozione, accolta dal Consiglio nazionale, che chiede di aumentare la partecipazione della Confederazione ai sussidi all'istruzione.

La CSEC-S ha concluso la deliberazione di dettaglio relativa all’oggetto Iniziativa popolare sulle borse di studio e revisione totale della legge sui sussidi all’istruzione (13.058 n), avviata il 10 aprile 2014. La questione se il credito della Confederazione per i sussidi all’istruzione debba essere versato ai Cantoni in base ai sussidi effettivi da essi erogati o in base alla loro popolazione residente ha suscitato un ampio dibattito. Quest’ultima modalità di ripartizione è il criterio applicato attualmente, che rispetta i principi della Nuova impostazione della perequazione finanziaria e della ripartizione dei compiti tra Confederazione e Cantoni (NPC). Con 9 voti contro 4, la CSEC-S ha deciso di non scostarsi dall’attuale sistema. Una minoranza vuole invece introdurre nella legge le spese effettive dei Cantoni quale criterio per la ripartizione dei crediti federali.

Con 8 voti contro 5 la Commissione ha respinto anche una proposta, già respinta dal Consiglio nazionale, secondo la quale il contributo finanziario versato dalla Confederazione ai Cantoni dovrebbe ammontare almeno alla metà di tutti i sussidi effettivamente erogati dai Cantoni.

Nella votazione sul complesso la Commissione ha approvato la legge all’unanimità. Seguendo il parere del Consiglio nazionale, con 9 voti contro 4 la CSEC-S ha proposto di respingere l’iniziativa popolare «Sulle borse di studio». Una minoranza propone invece di raccomandarne l’approvazione.

Accolta dal Consiglio nazionale, la mozione Aumentare la quota della Confederazione ai sussidi all'istruzione (14.3006 n) è stata invece respinta dalla CSEC-S con 10 voti contro 3. Alla luce della proposta di continuare a ripartire i sussidi federali in base alla popolazione residente dei Cantoni, secondo la CSEC-S non sarebbe giustificato aumentare considerevolmente tali aiuti nell’ambito del messaggio ERI per poi dover tagliare altri finanziamenti nel budget ERI.

La CSEC-S, in qualità di Commissione della seconda Camera, ha esaminato la mozione PF. Tasse d'iscrizione eque (13.4008 n), presentata dalla sua omologa del Consiglio nazionale, respingendola con 8 voti contro 1 e un’astensione. A suo avviso, infatti, l’attuazione della mozione provocherebbe un’eccessiva selezione degli studenti stranieri dei politecnici federali in funzione delle loro possibilità finanziarie. Non è opportuno precludere l’accesso agli studenti stranieri anche per tenere conto della carenza di personale qualificato. La maggioranza della Commissione sostiene la proposta del Consiglio federale di provvedere a una pertinente modifica della legge sui PF nell’ambito del messaggio ERI 2017-2020.

La Commissione si è inoltre occupata delle divergenze riguardanti la legge federale sulla formazione continua (13.038 n). Nell’articolo 5 la Commissione propone al Consiglio degli Stati di mantenere la propria decisione secondo cui i datori di lavoro pubblici e privati sono tenuti a favorire la formazione continua dei propri collaboratori. Per quanto riguarda il riconoscimento degli apprendimenti acquisiti ai fini della formazione formale (art. 7), essa propone di seguire la decisione del Consiglio nazionale di sancire nella legge la collaborazione della Confederazione e dei Cantoni con le organizzazioni del mondo del lavoro e con gli organi responsabili della politica universitaria secondo la LPSU. Nell’articolo 9 si è cercato di trovare una formulazione che non penalizzasse né gli offerenti privati né quelli pubblici rispetto alla concorrenza nel settore della formazione continua. Nella legge si preciserà pertanto che le offerte pubbliche sono proposte a prezzi che consentano almeno di coprire i costi. Le Camere dovrebbero occuparsi di queste divergenze nella sessione estiva.

La Svizzera è dotata di un modello ambizioso per l'insegnamento delle lingue che sin dalla scuola primaria prevede l’apprendimento di due lingue straniere, ossia di una seconda lingua nazionale e dell’inglese. La CSEC-S esprime preoccupazione quanto all’applicazione di tale modello nei Cantoni. Essa tiene infatti particolarmente a favorire la comprensione fra le regioni linguistiche, dato che in uno Stato plurilingue ciò è indispensabile per garantire la coesione nazionale. Seguirà pertanto i lavori della Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione (CDPE) che l’anno prossimo trarrà un bilancio dell’attuazione del modello per l’insegnamento delle lingue.

Presieduta dalla consigliera agli Stati Géraldine Savary (PS/VD), la Commissione si è riunita a Berna il 20 maggio 2014. A parte della seduta era presente il consigliere federale Alain Berset. 

 

Berna, 21 maggio 2014 Servizi del Parlamento