La Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati riconosce che è necessario un intervento in merito ai legami d’interesse dei parlamentari. Con 7 voti contro 4 la Commissione ha dato seguito a un’iniziativa parlamentare depositata dalla consigliera agli Stati ginevrina Lisa Mazzone, che propone di instaurare una maggiore trasparenza delle retribuzioni percepite dai parlamentari in relazione alle loro attività accessorie. Con 9 voti favorevoli, nessuno contrario e 2 astensioni ha invece deciso di non dare seguito all’iniziativa parlamentare con cui il consigliere nazionale Lorenzo Quadri chiede che i deputati che esercitano mandati per le casse malati siano tenuti a rendere pubblica la remunerazione di tali incarichi.

Riguardo alla trasparenza delle retribuzioni percepite dai parlamentari in relazione alle loro attività accessorie, l’iniziativa parlamentare Mazzone (22.485) chiede che ogni parlamentare sia tenuto a indicare, per ciascuna delle attività accessorie che esercita, l’intervallo in cui rientra la retribuzione percepita. Secondo la Commissione questa richiesta di maggiore trasparenza consentirà di migliorare la fiducia dell’opinione pubblica nei confronti del Parlamento e, nel contempo, di tutelare la sfera privata dei deputati. Infatti, quest’obbligo di dichiarazione non si applica all’attività professionale principale.

Una minoranza ritiene che una maggiore trasparenza delle retribuzioni percepite per tutte le attività accessorie non sia compatibile con il principio del Parlamento di milizia, nel quale ci si aspetta che, oltre alla loro attività parlamentare, i deputati abbiano un’attività professionale o dei mandati.

Per quanto concerne nello specifico la trasparenza delle remunerazioni percepite dai parlamentari che sono membri di consigli d’amministrazione o di organi direttivi di assicuratori malattia, la Commissione ritiene che la proposta formulata nell’iniziativa parlamentare Quadri (22.474) si spinga troppo oltre e non sia compatibile con il principio di parità tra i deputati.

Svizzera e Austria: accordo di riammissione in ambito migratorio

Con 7 voti contro 3 e un’astensione la Commissione sostiene la mozione 22.4186 depositata dal consigliere nazionale Marco Romano e accolta dal Consiglio nazionale. La mozione incarica il Consiglio federale di stipulare con l’Austria un accordo di riammissione semplificata delle persone in situazione irregolare. La Commissione ha preso atto degli sforzi profusi dal Consiglio federale per aggiornare l’accordo in vigore, che tuttavia al momento sono ancora ostacolati da disposizioni giuridiche internazionali e dagli interessi dell’Austria. Con la mozione si mira a sostenere il Consiglio federale nei suoi difficili negoziati.

Una minoranza propone di respingere la mozione perché a suo parere sfonda una porta aperta e quindi non è necessaria.

Divieto di entrata per persone condannate in Italia per appartenenza alla mafia

Secondo le vigenti basi legali l’Ufficio federale di polizia (fedpol) dispone già oggi in modo sistematico divieti d’entrata nei confronti di esponenti della criminalità organizzata ma, per motivi legati allo Stato di diritto, è sempre necessaria una valutazione caso per caso. La Commissione respinge pertanto, senza controproposta, la mozione 22.3659 depositata dal consigliere nazionale Marco Romano e accolta dal Consiglio nazionale con cui si chiede di statuire sistematicamente e preventivamente un divieto di entrata per le persone condannate in Italia per mafia. La difficoltà consiste nel raccogliere le informazioni necessarie a valutare i singoli casi e la mozione non apporterebbe alcun contributo in tal senso.

Presieduta dal consigliere agli Stati Mathias Zopfi (G, GL), la Commissione si è riunita a Berna il 19 ottobre 2023.