Il progetto è controverso: la maggioranza dei partiti è contraria, la maggioranza dei cantoni favorevole. Durante la consultazione, PLR, PS, Verdi, Verdi liberali e PEV hanno respinto la proposta di modifica costituzionale. Dal canto loro 17 cantoni - tra cui Ticino e Grigioni - su 26 hanno sostenuto l'idea.
Giurisprudenza contestata
All'origine delle due iniziative cantonali vi sono alcune decisioni del Tribunale federale (TF) che hanno fatto arricciare più di un naso. Nell'ottobre 2016, i supremi giudici avevano accolto un ricorso contro il sistema di elezione del parlamento urano criticando soprattutto il quorum del 10% - giudicato troppo elevato - in quei comuni dove si votava secondo il sistema proporzionale.
Nel luglio 2013, il TF aveva annullato una disposizione costituzionale di Zugo relativa al sistema proporzionale di elezione del parlamento cantonale giudicandola contraria alla libertà di voto e di elezione garantita dalla Costituzione. Il TF aveva in particolare contestato il diverso peso che hanno i singoli voti nei piccoli circondari elettorali.
Da queste decisioni sono nate le due iniziative cantonali che chiedono di riformulare in modo più preciso l'articolo 34 della Costituzione in modo da riaffermare le autonomie cantonali. Visto che entrambe erano state approvate dalla Commissione delle istituzioni politiche degli Stati (CIP-S), e poi anche dal Nazionale, la CIP-S è stata chiamata a redigere il progetto in materia.
Secondo tale modifica costituzionale, Il Tribunale federale (TF) non potrà così più intervenire per stabilire i requisiti relativi alle dimensioni dei circondari elettorali.
Decisione politica
Questa giurisprudenza aveva aveva condotto l'Assemblea federale a rifiutarsi di concedere la garanzia federale alla Costituzione svittese a causa del sistema per l'elezione del Parlamento. La questione rimane tuttavia controversa. Secondo la maggioranza del Consiglio degli Stati, la decisione deve essere presa a livello politico.
La sovranità cantonale deve essere rispettata, ha detto oggi Peter Föhn (UDC/SZ) a nome della commissione. Imponendo procedure opache di ripartizione dei mandati e minacciando di sanzioni un cantone, i giudici non contribuiscono alla legittimazione democratica. Secondo il democentrista, occorre inoltre che la maggioranza della popolazione accetti, e soprattutto comprenda, la procedura in vigore.
Robert Cramer (Verdi/GE), a nome della minoranza commissionale, ha invece rimesso in discussione la legittimità di legiferare. Solo due partiti, UDC e PPD, sostengono il progetto e la maggioranza dei cantoni favorevoli sono cantoni alpini, ha aggiunto il ginevrino. A suo avviso, occorre evitare una disputa con i cantoni di pianura. Secondo Cramer, non spetta inoltre al Parlamento inviare segnali al Tribunale federale, invocando la separazione dei poteri.
Governo non prende posizione
Il Consiglio federale non ha dal canto suo preso posizione sulle iniziative cantonali per una maggiore libertà nell'organizzazione delle procedure elettorali. Secondo il Governo "i sistemi elettorali devono poter garantire l'osservanza dei principi fondamentali della democrazia e l'aderenza al contesto storico e sociale della collettività interessata".
Secondo il nuovo articolo costituzione, i cantoni sono liberi di "definire i loro circondari elettorali e potranno emanare disposizioni speciali in materia di diritto elettorale, ad esempio per tutelare le minoranze". È il caso di Berna, per esempio, che garantisce al Giura bernese un rappresentante in seno al Consiglio di Stato.
Alla fine ha prevalso la versione più federalistica difesa dalla maggioranza. Solo 16 "senatori" hanno sostenuto lo status quo.