(ats) Tutto come previsto. Così possono essere riassunte le decisioni che il Consiglio nazionale ha preso oggi in merito al progetto Riforma fiscale e finanziamento dell'AVS (RFFA). Dopo lunghe e talvolta accese discussioni la Camera del popolo ha infatti sostanzialmente adottato - con 114 voti contro 68 e 13 astensioni - il compromesso elaborato dal Consiglio degli Stati.

Per rendere più appetibile alla sinistra il "Progetto fiscale 17" e per assicurarsi il sostegno popolare in caso di votazione, il parlamento ha elaborato una compensazione sociale: ogni franco di tassazione perso sarà "compensato" con un franco di finanziamento all'AVS (e per questo motivo la designazione del progetto è stata cambiata in "Riforma fiscale e finanziamento dell'AVS").

Molti in aula hanno evocato la bocciatura popolare del precedente progetto, la Riforma III dell'imposizione delle imprese (RI imprese III) respinta alle urne nel febbraio dello scorso anno. Diversi parlamentari hanno infatti sottolineato la necessità di presentare un progetto che sia in grado di trovare una maggioranza all'interno del parlamento ma anche, e forse soprattutto, davanti al popolo.

Non ha senso rinunciare al capitolo sociale ed accontentarsi di un progetto "light" che assomigli troppo alla RI imprese III, ha sostenuto Guillaume Barazzone (PPD/GE). Non si può pensare che il popolo accetti oggi quello che ha respinto ieri, ha aggiunto il responsabile del Dipartimento federale delle finanze (DFF) Ueli Maurer.

"Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità: è normale attività politica fare concessioni in modo da trovare un accordo con la controparte", ha detto Markus Ritter (PPD/SG). "Una compensazione sociale è la condizione sine qua non per fare in modo che il PS accetti la riforma", ha poi sostenuto Corrado Pardini (PS/BE).

A volere una riforma "light" erano i democentristi: per Thomas Matter (UDC/ZH) la compensazione prevista corrisponde a una compravendita di voti. "Perché allora non dare direttamente buoni Migros a chi sostiene la riforma?", ha chiesto. La proposta di rinvio presentata dal partito è però stata bocciata con 119 voti contro 63 e 15 astenuti.

Pure respinta la proposta di scindere in due il progetto: da una parte riforma fiscale, dall'altra finanziamento dell'AVS. Per gli ecologisti creare progetti legislativi così ingombranti e

Al Limite dell'unità di materia è più che discutibile. "Cosa deve votare un cittadino se è contro gli sgravi fiscali ma favorevole al finanziamento del primo pilastro?", si è chiesta Regula Rytz (Verdi/BE).

"Separare i progetti significa andare dritti verso la bocciatura popolare", ha replicato Christian Lüscher (PLR/GE). "Bisogna spiegare al popolo che si tratta di un compromesso, che A non può essere ottenuto senza B, e viceversa", ha aggiunto il ginevrino convincendo il Nazionale che ha respinto la separazione con 101 voti contro 93 e 3 astensioni.

Nelle discussioni di dettaglio che sono seguite, il Nazionale si è sostanzialmente allineato al compromesso elaborato dagli Stati respingendo le proposte di ulteriori sgravi fiscali proposti dall'UDC e di maggiori prelievi chiesti dallo schieramento rosso-verde, dagli ecologisti in particolare.

La parte fiscale della riforma prevede così l'abolizione degli statuti speciali per le società holding e quelle di gestione invisi all'Unione europea e all'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Questi saranno compensati con altri strumenti fiscali volti a preservare la concorrenzialità della Svizzera a livello internazionale, limitando le perdite fiscali per Confederazione, Cantoni e Comuni.

La maggioranza ha così deciso di innalzare almeno al 50% l'imposizione cantonale dei dividendi di investitori qualificati. A livello federale si passerà dal 50% al 70%.

La sinistra ha chiesto invano di uniformare e innalzare questi tassi all'80% o al 90%. Lo scopo è correggere le disposizioni introdotte con la seconda riforma della fiscalità delle imprese e criticate anche dal Tribunale federale e dall'Ufficio federale di giustizia, ha spiegato Regula Rytz.

"Ma il popolo ha approvato questa riforma, che ha anche avuto un effetto dinamico sull'economia elvetica", ha replicato Thomas Matter. Per questa ragione, per evitare un aumento della fiscalità e per motivi federalistici, l'UDC avrebbe anche voluto eliminare la soglia minima cantonale, che attualmente riguarda solo quattro Cantoni.

Al capitolo ridistribuzione dell'imposta federale diretta (IFD), il Nazionale, come fatto in precedenza dagli Stati, ha portato dal 17% al 21,2% la quota parte dell'IFD versata ai Cantoni.

La sinistra chiedeva invece di mantenere al 17% la ridistribuzione dell'IFD per quei Cantoni il cui tasso d'imposizione degli utili fosse inferiore al 16%. "Si tratta di evitare il dumping fiscale", ha sostenuto Corrado Pardini. Questo problema è risolto con la perequazioni finanziaria, ha replicato con successo Benoît Genecand (PLR/GE).

La Camera del popolo ha invece approvato - con 110 voti contro 83 e 4 astenuti - una proposta di Susanne Leutenegger Oberholzer (PS/BL) e molto cara al PS, che chiedeva di prendere maggiormente in considerazione i bisogni delle autorità locali nel ridistribuire i proventi dell'IFD. I Cantoni non dovranno così limitarsi a "tenere adeguatamente conto" degli effetti della riforma sui Comuni ma dovranno accordare loro "una compensazione adeguata".

Come gli Stati, il Nazionale ha poi accettato che i Cantoni con un'elevata imposizione fiscale possano introdurre la controversa deduzione per l'autofinanziamento. Questo emendamento è stato chiamato da diversi parlamentari "lex Zurigo" poiché secondo le attuali modalità di calcolo soltanto questo cantone soddisferebbe le condizioni minime.

Per introdurre la deduzione per l'autofinanziamento, l'aliquota cumulata dell'imposta nel capoluogo cantonale deve infatti ammontare ad almeno il 13,5%. L'UDC avrebbe voluto sopprimere questa soglia estendendo a tutti i cantoni questa pratica fiscale.

"Questo era uno dei punti che hanno portato alla bocciatura della RI imprese III, volerlo generalizzare è una provocazione", ha però replicato Guillaume Barazzone. Beat Jans (PS/BS) ha poi negato il fatto che Zurigo sia privilegiato: "tutti i Cantoni potranno approfittare di questo strumento a condizioni di aumentare il carico fiscale".

Con 141 contro 46 e 8 astenuti, la Camera del popolo non ha poi voluto escludere dai patent box (strumenti fiscali che consentono un'imposizione privilegiata degli utili generati dalla proprietà intellettuale) gli utili esteri derivanti da brevetti, come chiesto dai Verdi. Quello che conta è il luogo dove sono state sostenute le spese legate alla ricerca, non dove è stato depositato il brevetto, ha ribattuto il ministro delle finanze Ueli Maurer.

Il Nazionale si è invece distanziato dagli Stati per quel che concerne il principio degli apporti di capitale introdotti nel 2011 con la seconda riforma fiscale e ripetutamente criticati dallo schieramento rosso-verde. Concretamente, le società quotate in borsa potranno ricorrere a questo strumento solo se distribuiscono dividendi imponibili per un ammontare equivalente. La Camera del popolo ha però voluto introdurre delle eccezioni per le imprese insediatesi in Svizzera dopo la votazione sulla Riforma II dell'imposizione delle imprese.

La sinistra ha tentato invano di bloccare questa deroga. "È un salto nel buio perché non si sa a quanto ammonteranno le perdite fiscali, dato che l'amministrazione federale non ha fornito cifre al proposito", ha sostenuto, senza successo, il socialista Pardini. "La proposta comprometterebbe l'attrattiva e la competitività della piazza finanziaria elvetica", ha replicato Ueli Maurer convincendo il plenum.

La Camera ha infine bocciato la proposta di rivedere la perequazione finanziaria avanzata da Thomas Aeschi (UDC/ZG). Visti i lavori in materia che il Consiglio federale sta già portando avanti, non è opportuno apporre oggi delle modifiche, ha sostenuto Olivier Feller (PLR/VD), che si è espresso a nome della commissione.

Il dossier torna ora agli Stati, dove le discussioni sono previste lunedì pomeriggio. Il progetto dovrebbe essere definitivamente adottato dal parlamento entro la fine della corrente sessione.

Una volta concluso l'esame parlamentare, le misure più urgenti potrebbero entrare in vigore rapidamente, le altre il primo gennaio 2020. Se ci sarà referendum, la votazione dovrebbe tenersi in febbraio o maggio 2019.