(ats) Senza sorprese, per 133 voti a 52 (Verdi e socialisti) il Consiglio nazionale è entrato in materia stamane sulla revisione della legge sugli stranieri. Tra gli aspetti più controversi figurano restrizioni per i rifugiati riconosciuti di recarsi nel loro Paese d'origine. Rispetto ad oggi, in futuro queste persone dovrebbero dimostrare di essere stati costretti a farlo, pena la revoca del loro statuto.

In commissione, questa inversione dell'onere della prova è stata approvata per 18 voti a 6. Tale inasprimento è già stato accolto dal Consiglio degli Stati affrontando lo scorso giugno il medesimo dossier.

Se anche il Nazionale adotterà questa riforma, non spetterà dunque più alle autorità svizzere dimostrare che il rifugiato ha compiuto un viaggio abusivo, ma sarà lui a dover rendere verosimile di essere stato costretto a recarsi nel suo Stato d'origine o di provenienza.

La commissione preparatoria, seguendo gli Stati, vuole anche che i rifugiati riconosciuti non possano neppure recarsi negli Stati vicini al loro Paese d'origine.

Il campo rosso-verde ha criticato queste disposizioni durante il dibattito di entrata nel merito, sostenendo che si tratta in effetti di una "Lex Eritrea" volta a punire tutta una categoria di persone. Non solo il numero di Eritrei che si ritorna nel Paese di origine è infimo, ma l'idea che queste persone non possano nemmeno recarsi in un Paese vicino, come il Sudan, per visitare un parente lì fuggito è inaccettabile, ha sostenuto Mattea Meyer (PS/ZH).

Secondo Balthasar Glättli (Verdi/ZH), riferendosi ai presunti frequenti viaggi di eritrei rifugiati nel Paese di origine, anche se ripetuta centro volte, non significa che un ipotesi diventi vera.

Mattea Meyer si è inoltre scagliata contro la proposta della commissione che gli apolidi che vivono in Svizzera, oggetto di un'espulsione passata in giudicato, non possano esercitare un'attività lucrativa. "Insomma, ha sostenuto la consigliera nazionale socialista, nell'attesa del loro allontanamento queste persone rischiano di dover far capo all'assistenza pubblica, ossia dovranno pesare sulle spalle dei contribuenti". "E poi - ha aggiunto retoricamente - verso quali Paesi espellerli?".