(ats) Recarsi nei Paesi di origine o di provenienza senza permesso potrebbe in futuro essere fatale per i rifugiati riconosciuti in Svizzera: perderebbero infatti lo statuto di protezione ottenuto.

Lo ha deciso oggi il Consiglio nazionale affrontando, e inasprendo ulteriormente rispetto agli Stati, la revisione della Legge federale sugli stranieri e l'integrazione accolta per 136 voti a 54. Il campo rosso-verde ha respinto il testo, giudicando eccessivo questo giro di vite. Il dossier ritorna alla Camera dei cantoni per le divergenze.

Prima di affrontare nei particolari la revisione di legge, PS e Verdi hanno tentato di convincere il plenum a non entrare nel merito del dossier. Tuttavia, come era prevedibile, il Nazionale ha respinto a schiacciante maggioranza - per 133 voti a 52 - una richiesta in tal senso.

Balthasar Glättli (Verdi/ZH) ha criticato l'obiettivo della revisione, parlando di "Lex Eritrea" volta a punire tutta una categoria di persone. Secondo il consigliere nazionale ecologista, riferendosi sempre ai presunti frequenti viaggi di Eritrei rifugiati nel Paese di origine, un'ipotesi anche se ripetuta centro volte, non significa che sia vera.

Già oggi i rifugiati non possono viaggiare nel Paese di origine o di provenienza. Sulla base del progetto elaborato dal Consiglio federale, però, non dovrebbe più spettare alle autorità dimostrare che il rifugiato ha compiuto un viaggio abusivo, ma sarebbe lui a dover rendere verosimile di essere stato costretto a spostarsi.

Rispetto al Consiglio degli Stati e al governo, il Nazionale ha deciso un giro di vite ulteriore approvando una proposta di Gregor Rutz (96 voti a 94) che mira a togliere lo statuto di rifugiato anche a chi si reca nel Paese di origine o di provenienza senza esservi stato costretto.

Tuttavia devono essere possibili eccezioni: qualora sussistano motivi importanti, per esempio la visita ad un parente malato, la persona in questione potrà ottenere un permesso dalla Segreteria di Stato alla migrazione (SEM).

L'udc ha tentato invano di stralciare anche questa disposizione sostenendo che se un rifugiato si reca nel Paesi di origine o di provenienza significa che non è minacciato. Secondo la consigliera federale Simonetta Sommaruga, la realtà è più sfumata. "Vi sono persone che accettano il rischio pur si ottemperare a certe esigenze famigliari", ha spiegato la ministra di giustizia e polizia.

Come gli Stati, e diversamente dal governo, il divieto di viaggiare si deve estendere anche ai paesi confinanti a quello di origine o di provenienza del rifugiato, "e ciò per evitare che le disposizioni vengano aggirate", ha detto a nome della commissione, il consigliere nazionale Marco Romano (PPD/TI).

Anche in questo caso, sebbene invano, la sinistra si è opposta giudicando ingiusto, ad esempio, che un rifugiato eritreo non possa recarsi in Sudan per visitare un parente malato lì fuggito. Sommaruga ha sostenuto altresì la difficoltà di far rispettare un simile divieto: dopotutto, ha dichiarato, "non è abusare del diritto di asilo se una madre eritrea va a trovare i figli adulti fuggiti in Etiopia".

Stando a Sommaruga, a differenza di quanto si crede simili viaggi non sembrano frequenti dal momento che la SEM ha ricevuto finora pochissime segnalazioni in tal senso. "Ci sono voci, sospetti, ma pochissimi fatti concreti", ha affermato in aula.

La commissione avrebbe poi voluto anche impedire qualsiasi attività lavorativa agli apolidi oggetto di un provvedimento di espulsione . Una proposta in tal senso è stata però respinta per 96 voti a 90. Per Mattea Meyer (PS/ZH), un simile divieto è controproducente, giacché la persona in questione dipenderebbe dall'aiuto sociale, ossia in ultima analisi dai contribuenti.

La revisione di legge contiene anche misure a tutela delle vittime di violenze durante l'esercizio della prostituzione, norma diventata indispensabile dopo l'abolizione dello statuto di ballerina di cabaret in Svizzera.

In questi casi, le donne che hanno subito maltrattamenti potranno chiedere un permesso di soggiorno per la durata del procedimento penale e ottenere un aiuto al ritorno. Un sostegno al ritorno è previsto anche per le persone ammesse provvisoriamente che non hanno presentato una domanda d'asilo e che decidono di andarsene.

La Sem sarà pure incaricata di esaminare l'integrazione degli stranieri. Dovrà designare terzi che accompagnino l'attuazione di provvedimenti e controllino il rispetto dei criteri legati all'integrazione.