(ats) I movimenti islamisti non vanno vietati in Svizzera. È l'opinione del Consiglio Nazionale che ha oggi bocciato - con 125 voti contro 68 - una petizione di Giorgio Ghiringhelli. Gli Stati avevano fatto altrettanto in marzo.

Per il Parlamento, le norme sulla libertà d'espressione e l'arsenale giuridico a disposizione della Confederazione sono sufficienti per contrastare il terrorismo e l'islamismo estremista radicale.

Con la sua petizione, il losonese chiedeva di proibire la residenza e l'attività in Svizzera dei movimenti integralisti islamici, di chiudere le moschee e i centri culturali da essi gestiti e di dichiarare fuorilegge le loro associazioni. "In questi ambienti di fanatismo religioso si crea l'humus che dà origine a violenze e terrorismo", afferma Ghiringhelli nel testo della petizione facendo l'esempio della moschea di Winterthur.

Per il Parlamento, tuttavia, le misure esistenti e quelle pianificate permettono alla Svizzera di disporre di strumenti che le consentono già ora di lottare efficacemente contro l'islamismo radicale estremista.

La Legge federale sugli stranieri, ad esempio, permette già di pronunciare un divieto d'entrata o un'espulsione nei confronti di quegli stranieri che costituiscono un pericolo per l'ordine pubblico. La Legge federale sulle attività informative consente da parte sua di vietare un'organizzazione o un gruppo che propaga o sostiene attività terroristiche o di estremismo violento.

Non da ultimo, per i due rami del Parlamento, la proposta di Ghiringhelli si scontra con alcune norme fondamentali iscritte nella Costituzione: la libertà religiosa, la libertà d'espressione, nonché la libertà di riunione e associazione. Queste non devono naturalmente sfociare in attività e propositi penalmente rilevanti, come quelli toccati dal divieto di pubblica istigazione a un crimine o alla violenza.