(ats) Per il Gran Consiglio neocastellano la quota della massa salariale dei frontalieri retrocessa dalla Francia non basta più per far fronte ai disagi provocati da questi lavoratori. L'attuale coefficiente del 4,5% dovrebbe essere portato al 9%, stando a un postulato del PLR adottato oggi all'unanimità dal legislativo cantonale.

La fiscalità dei frontalieri non è regolata allo stesso modo in tutta la Svizzera. Se per i lavoratori italiani in Ticino, Grigioni e Vallese vale l'intesa del 1974 che prevede ristorni ai Comuni italiani di confine, la norma è diversa per Neuchâtel più sette altri Cantoni (Berna, Soletta, i due Basilea, Vaud, Vallese e Giura) e i frontalieri francesi che vi esercitano un'attività lucrativa: Parigi attualmente retrocede il 4,5% della massa salariale di questi lavoratori agli otto Cantoni. Anche a livello romando quindi le pratiche non sono identiche: per i lavoratori francesi a Ginevra vale un accordo analogo a quello in vigore per il Ticino e l'Italia. Tutte le intese sono state siglate, a nome dei Cantoni, dal Consiglio federale con i governi stranieri.

Il postulato liberale radicale accolto oggi a Neuchâtel chiede che il Consiglio di Stato - con o senza gli altri sette partner cantonali dell'accordo con Parigi - incarichi la Confederazione di negoziare il più rapidamente possibile un aumento della retrocessione al 9% della massa salariale, una quota doppia rispetto a quella attuale.

Il primo firmatario dell'atto parlamentare, Andreas Jurt, di La Chaux-de-Fonds, città situata a pochi chilometri dal confine, fa valere l'inquinamento e i rumori provocati dal traffico pendolare transfrontaliero, l'incidenza nulla di questi lavoratori sul fatturato del commercio locale e una discriminazione salariale indiretta - a causa del potere d'acquisto in Francia - in termini di assunzione a parità di qualifiche.

Jurt ritiene che un aumento della retrocessione costituirebbe "un incitamento positivo a stabilirsi in Svizzera". Laurent Kurth (PS), capo del Dipartimento delle finanze, ha condiviso gli obiettivi del postulato: il testo va nello stesso senso delle iniziative già intraprese dal Cantone, in particolare in materia di fiscalità, per favorire l'insediamento di nuovi abitanti, ha spiegato il consigliere di Stato.

Il deputato liberale radicale ha anche argomentato facendo notare che i frontalieri con alle spalle più di un anno di lavoro nella Confederazione caduti in disoccupazione presto dovrebbero essere indennizzati dalla Svizzera. Kurth ha replicato dicendo che le modifiche volute dalla Commissione europea in materia di disoccupazione non hanno per ora "suscitato consenso tra i Paesi dell'Ue".