(ats) La revisione della legge sulle telecomunicazioni non fa ancora l'unanimità. Il Consiglio nazionale ha appianato stamane circa la metà delle divergenze, avvicinandosi agli Stati in particolare in materia di neutralità della rete. Nessun obbligo invece per i fornitori di servizi di segnalare casi sospetti di pedopornografia.

La proposta, sostenuta dalla Camera dei cantoni ma avversa al Consiglio federale, è stata bocciata con 119 voti a 59. Per la maggioranza, una disposizione di questo tipo porterebbe i fornitori a dover giocare al poliziotto.

C'è il rischio che si scateni una caccia alle streghe, ha rilevato Lorenzo Quadri (Lega/TI), sostenendo l'importanza di combattere la pedopornografia senza tuttavia creare meccanismi sproporzionati. Per la consigliera federale Simonetta Sommaruga, in alcuni casi fare di più non significa fare meglio e qui c'è il rischio che molte persone siano ingiustamente segnalate.

In questo ambito le due Camere hanno già elaborato una serie di misure per combattere la pornografia illegale. I fornitori non devono più semplicemente bloccare l'accesso dei loro clienti ai siti internet. L'Ufficio federale delle comunicazioni (Ufcom), fedpol e le autorità cantonali competenti devono intervenire per rimuovere rapidamente e su scala internazionale il contenuto pornografico. Per farlo, potranno avvalersi di organismi di allerta gestiti da terzi e da autorità straniere.

In merito alla neutralità della rete, i fornitori di servizi online dovranno trattare in modo uniforme tutti i contenuti e i dati. Sono previste eccezioni per rispettare la legge o una sentenza, garantire l'integrità o la sicurezza della rete, rispondere ad una richiesta esplicita del cliente o lottare contro la congestione temporanea ed eccezionale della rete.

Nessuna intesa fra le due Camere invece in merito alla pubblicità sleale e ai servizi a valore aggiunto. Il Nazionale non ha voluto - al contrario degli Stati - inasprire la legislazione attuale per lottare contro le chiamate da call center con sede all'estero. Con 122 voti a 62, ha preferito mantenere la situazione vigente.

La legge attuale protegge contro la "pubblicità di massa". Il plenum ha deciso, con 89 voti a 86, di seguire il Consiglio federale e stralciare la precisazione "di massa", per allargare il suo campo di applicazione.

Le due Camere non hanno trovato nessuna intesa nemmeno sul compenso per i collegamenti che un proprietario è chiamato a tollerare in aggiunta a quello di sua scelta. Il Consiglio degli Stati vuole che i proprietari di immobili tollerino ulteriori collegamenti solo se gli inquilini lo richiedono e ne sostengono i costi. Il Nazionale non vuole invece prevedere regole di rimborso delle spese nella legge.

Il tema dei programmi radiotelevisivi diffusi in differita è stato risolto. Il Nazionale ha accettato che possano essere modificati solo con il consenso dell'emittente.

Il dossier torna al Consiglio degli Stati.