Il sistema di scambio di quote di emissioni (SSQE) è un importante strumento di politica climatica. Ha lo scopo di ridurre le emissioni di gas serra generate dai maggiori emettitori, ha spiegato Roland Eberle (UDC/TG) a nome della commissione.
In Svizzera, raggruppa attualmente 54 imprese che generano molte emissioni di CO2 appartenenti all'industria del cemento, chimica e farmaceutica come pure ai settori delle raffinerie, della fabbricazione di carta, del teleriscaldamento o dell'acciaio.
Con l'entrata in vigore dell'accordo, verosimilmente nel gennaio 2020, nel sistema svizzero saranno incluse peraltro anche le emissioni generate dal traffico aereo, al pari di quanto avviene nel sistema europeo. In analogia alla normativa prevista nell'UE, questa modifica interesserà probabilmente soltanto i voli dalla Svizzera verso un Paese dello Spazio economico europeo (SEE) e i voli nazionali.
Da notare che rispetto al progetto del Consiglio federale, il Parlamento ha deciso di inasprire le norme per le centrali termoelettriche a combustibili fossili allo scopo di evitare la promozione di tali centrali elettriche in Svizzera. L'obiettivo è impedire che i prezzi bassi del sistema di scambio di emissioni favoriscano la costruzione di questi impianti.
Come funziona il SSQE?
Nel Ssqe la quantità massima disponibile di diritti di emissione è limitata. Questa soglia, che nel 2013 ammontava a 5,63 milioni di tonnellate di CO2, viene ridotta ogni anno dell'1,74% rispetto al 2010. Nel 2020 sarà di 4,91 milioni di tonnellate, ciò che corrisponde a una diminuzione del 13% rispetto al 2013, si precisa nella nota.
I diritti di emissione necessari per un esercizio efficiente dal profilo ambientale sono attribuiti ogni anno alle imprese che aderiscono al SSQE. Quelle che generano meno emissioni del previsto possono rivendere i diritti non utilizzati, mentre quelle che necessitano di un numero maggiore di diritti di emissione possono acquistarli. Le imprese registrate nel SSQE sono esentate dalla tassa sul CO2.