La Commissione della politica estera del Consiglio nazionale (CPE-N) è di principio d'accordo con la concessione di un secondo contributo di coesione. Tuttavia, il versamento di 1,3 miliardi di franchi potrà avvenire solo dopo che Bruxelles avrà garantito il riconoscimento sine die dell'equivalenza della Borsa svizzera, la piena associazione al programma di ricerca Horizon Europe 2021-2027 (che succede a Horizon 2020, n.d.r.) e che non vengano adottate altre misure discriminatorie da parte dell'Ue nei confronti della Confederazione.
Durante la sessione invernale del Parlamento nel dicembre scorso, gli Stati avevano accolto l'idea di un nuovo contributo di coesione, giudicandolo nell'interesse della Confederazione. Il versamento di tale somma, destinata a ridurre le disparità economiche e sociali in seno all'Ue, è però condizionata: Bruxelles non deve adottare, mettendole in pratica, misure discriminatore nei confronti della Svizzera. La versione uscita dalle deliberazioni della Camera dei Cantoni è più generica rispetto alla versione adottata dalla CPE-N.
Stando ai piani del Consiglio federale, una parte consistente dell'importo di 1,302 miliardi di franchi diluito su 10 anni (circa 130 milioni l'anno) dovrebbe andare a Paesi dell'Europa dell'Est quali Polonia e Romania, seguite da Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria e Bulgaria. 190 milioni sono attribuiti alla migrazione (per l'integrazione dei migranti nella società e nel mondo del lavoro, e anche per rispondere a situazioni di urgenza, come ad esempio un forte afflusso di migranti).
L'agenda del Consiglio degli Stati (08.15-19.00) prevede diversi temi da esaminare a livello di divergenze, ossia il nuovo disciplinamento dei dispositivi medici, la modifica della Legge federale sulla parte generale del diritto delle assicurazioni sociali, la revisione della Legge sulle telecomunicazioni, la modifica della Legge federale sull'utilizzazione delle forze idriche e la riforma delle prestazioni complementari (proposta Conferenza di conciliazione).