(ats) Il Consiglio nazionale è di principio d'accordo con la concessione di un secondo contributo di coesione all'Ue pari a 1,3 miliardi di franchi, somma destinata in parte (190 milioni) anche a quei Paesi, come la Grecia, alle prese con una forte pressione migratoria. Nel corso del dibattito odierno, la Camera del popolo ha respinto tutte le proposte di non entrata nel merito presentate dall'UDC. La discussione continua.

Per Andreas Glarner (UDC/AG), l'Ue non fa che vessarci: è quindi fuori luogo concedere del denaro a Bruxelles senza ottenere contropartite, come il riconoscimento sine die dell'equivalenza della Borsa svizzera.

Per quanto riguarda il contributo legato alla migrazione, si tratta secondo Glarner di un palliativo di fronte all'esplosione demografica del continente africano. Alla sinistra, il deputato argoviese ha rinfacciato di voler fare della solidarietà con i soldi dei cittadini svizzeri

Andreas Aebi (UDC/BE) ha sostenuto che la Svizzera non solo non ci guadagna nulla dal contributo di coesione, ma non fa che finanziare aziende in concorrenza con le nostre. A suo avviso, sarà difficile spiegare ai cittadini la necessità di questo contributo, quando il Consiglio federale non ha nemmeno parafato l'accordo istituzionale.

Per la maggioranza del plenum, il contributo di coesione è invece un segno concreto di solidarietà nei confronti dei Paesi dell'Est volto alla loro stabilizzazione e al loro sviluppo, sviluppo di cui la Confederazione trae anche un beneficio economico. "Per un Paese esportatore come la Svizzera è importante avere un accesso a questi mercati, con milioni di consumatori", ha affermato in aula il consigliere federale Ignazio Cassis. Manuel Tornare (PS/GE) ha sottolineato che l'Ue rimane pur sempre il nostro principale partner commerciale e finanziario.

Si tratta anche di tendere una mano all'Europa, insomma di contribuire alla distensione delle nostre relazioni con Bruxelles, ha aggiunto Balthasar Glättli (Verdi/ZH),

Ora il Nazionale dovrà decidere se il versamento del contributo coesione dovrà essere sottoposto a determinate condizioni. Nelle intenzioni della commissione preparatoria, il versamento di 1,3 miliardi di franchi potrà avvenire solo dopo che Bruxelles avrà garantito il riconoscimento dell'equivalenza della Borsa svizzera, la piena associazione al programma di ricerca Horizon Europe 2021-2027 (che succede a Horizon 2020, n.d.r.) e che non vengano adottate altre misure discriminatorie da parte dell'Ue nei confronti della Confederazione.

Durante la sessione invernale del Parlamento nel dicembre scorso, gli Stati avevano accolto l'idea di un nuovo contributo di coesione, giudicandolo nell'interesse della Confederazione. Il versamento di tale somma, destinata a ridurre le disparità economiche e sociali in seno all'Ue, è però condizionata: Bruxelles non deve adottare, mettendole in pratica, misure discriminatore nei confronti della Svizzera. La versione uscita dalle deliberazioni della Camera dei Cantoni è più generica di quella della commissione preparatoria del Nazionale.

Stando ai piani del Consiglio federale, una parte consistente dell'importo di 1,302 miliardi di franchi diluito su 10 anni (circa 130 milioni l'anno) dovrebbe andare a Paesi dell'Europa dell'Est quali Polonia e Romania, seguite da Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria e Bulgaria. 190 milioni sono attribuiti alla migrazione (per l'integrazione dei migranti nella società e nel mondo del lavoro, e anche per rispondere a situazioni di urgenza, come ad esempio un forte afflusso di migranti).