(ats) Il diritto per gli assicuratori di adeguare unilateralmente i contratti non deve essere ampliato, al contrario di quanto aveva proposto il governo. Lo ha deciso oggi il Consiglio nazionale che, nell'ultimo giorno dedicato alla sessione speciale, ha approvato la revisione parziale della legge federale sul contratto d'assicurazione (LCA).

La possibilità contrattuale di modificare condizioni e premi era il punto più controverso della riforma ed è stata il fulcro della discussione. L'esecutivo, nel proprio messaggio trasmesso al Parlamento, voleva rafforzare la posizione degli assicuratori.

La maggioranza della Commissione dell'economia e dei tributi (CET-N) aveva acconsentito, mentre due consistenti minoranze chiedevano al contrario, per meglio tutelare i consumatori, di rendere nulla ogni clausola in favore di un adeguamento unilaterale.

Le critiche al Consiglio federale sono state pesanti, in particolare da parte della sinistra, che ha subito minacciato il lancio di un referendum. Prisca Birrer-Heimo (PS/LU) ha parlato di "affronto inaccettabile", Regula Rytz (Verdi/BE) di "truffa". Alla fine la Camera del popolo ha optato per una via di mezzo, vale a dire lo status quo proposto da Giovanni Merlini (PLR/TI). Anche il ministro delle finanze Ueli Maurer, presente in aula, lo ha definito un compromesso percorribile.

Le modifiche unilaterali restano dunque possibili, ma soltanto a condizioni rigorose, ovvero secondo quanto permette la legislazione attuale. Spetterà ai giudici determinare la loro legittimità: a tal proposito, il Tribunale federale sta fissando paletti stretti.

Sinistra voleva di più

Evitato il peggio, la sinistra, che in un primo momento ha cercato invano di giocare la carta della non entrata in materia rinviando l'incarto al governo, è comunque rimasta insoddisfatta, giudicando la proposta Merlini poco chiara e non in grado di risolvere la questione. L'obiettivo era infatti quello di rendere nulla ogni clausola per modifiche unilaterali. Lo schieramento rosso-verde è stato il solo a non dare il proprio supporto in sede di votazione finale alla revisione, che è comunque stata adottata per 124 a 26 (36 astenuti).

Non è possibile, ha sottolineato Rytz, che una persona paghi per anni per poi sentirsi dire, quando si ammala, che determinate prestazioni non sono più garantite. In quel caso potrebbe in teoria rescindere il contratto, ma per un anziano diventerebbe quasi impossibile trovare sul mercato un'altra assicurazione complementare, è stato fatto notare dalla sinistra. Il PLR è stato accusato di aver cambiato la sua posizione all'ultimo momento per paura della reazione dell'elettorato alle prossime elezioni federali in autunno.

Diritto di revoca anche per modifiche

La legge attuale, promulgata nel 1908, è ritenuta da tutti ormai sorpassata. Un primo tentativo di riforma totale del Consiglio federale, datato 2011, era stato fermato dalle Camere due anni dopo.

Per i clienti, la buona notizia inserita nella revisione accolta oggi è l'opportunità di disporre di un diritto di revoca della polizza per 14 giorni. Per 97 voti a 94, il Nazionale, questa volta accogliendo la volontà della sinistra, ha deciso che ciò sarà ammissibile non soltanto nel quadro della conclusione del contratto, bensì pure in caso di modifiche importanti.

Regime speciale per evitare abusi

Gli assicurati non saranno più intrappolati da contratti che si rinnovano automaticamente, grazie all'introduzione di un diritto di recesso ordinario dopo tre anni al più tardi, con un preavviso di tre mesi.

È stato anche accettato un regime speciale per l'assicurazione malattia, non previsto dal disegno iniziale. In questo modo le società non potranno disdire un'assicurazione complementare: solo il cliente può avvalersi di tale diritto. "Bisogna chiudere la porta a eventuali abusi", ha detto convincendo la maggior parte dei colleghi Guillaume Barazzone (PPD/GE). Con un solo voto di differenza, la proposta di PPD e sinistra è stata preferita a quella del PLR, che voleva a sua volta eliminare la controversia instaurando un regime eccezionale, ma solo per le complementari.

Approvata anche, sempre nell'ambito della complementare, l'estensione della copertura di cinque anni nel caso in cui il danno derivato dal rischio assicurato si verifichi a obbligazione ormai terminata.

L'assicurato potrà rescindere un contratto entro quattro settimane qualora venisse violato l'obbligo di informare. Contro il parere dell'UDC, il periodo per sfruttare tale possibilità prima dell'incombere della prescrizione è passato da uno a due anni.

Novità elettroniche

Secondo il Nazionale, deve inoltre essere possibile una disdetta per via elettronica e non per forza scritta. È eccessivo, un assicuratore può rescindere una polizza via SMS senza che il cliente se ne accorga, ha reclamato a vuoto Beat Jans (PS/BS). Non vi sono ragioni per privare i cittadini delle possibilità offerte dalla digitalizzazione, gli ha replicato Christian Lüscher (PLR/GE).

Per quel che concerne le eventuali violazioni del contratto, il consumatore dovrà fornire le prove a suo discarico, così da evitare sanzioni. "Mi sembra logico", ha detto Barazzone, che chi infrange un obbligo debba dimostrare la propria estraneità. PS, Verdi e Verdi liberali volevano invece che spettasse all'assicuratore documentare le colpe dirette del cliente.

Per esempio, ha spiegato Olivier Feller (PLR/VD) a titolo dimostrativo, se una persona non va dal medico il giorno prefissato, ma ciò accade a causa di uno sciopero dei trasporti pubblici, non viene punito.

La revisione della LCA porta inoltre da due a cinque anni la prescrizione in materia di crediti assicurativi: una minoranza di sinistra mirava a dieci anni. Viene regolamentata altresì la copertura provvisoria, oggi molto diffusa, e viene autorizzata, a determinate condizioni, l'assicurazione con effetto retroattivo. Il dossier si trasferirà ora sui banchi del Consiglio agli Stati.