(ats) La riforma della protezione civile dovrebbe scostarsi dai piani del Consiglio federale. Dopo una discussione durata 2 ore e mezzo, il Consiglio nazionale ha accolto diverse richieste dei Cantoni e svariate modifiche al progetto, in particolare per quanto riguarda la ferma continuata e la ripartizione dei costi. Il dossier passa ora agli Stati.

La legge federale sulla protezione della popolazione e sulla protezione civile non risponde più ai rischi attuali quali il terrorismo, le pandemie, le catastrofi naturali o i black-out, ha spiegato Carlo Sommaruga (PS/GE) a nome della commissione.

Contro il servizio lungo

La revisione prevede di ridurre ed attenuare la durata del servizio obbligatorio della protezione civile al fine di armonizzarlo con quello militare. L'obbligo di servire comincerebbe al più presto a 18 anni e si concluderebbe al più tardi a 36. La sua durata passerebbe a 245 giorni spalmati su 12 anni sia per la truppa che per i sotto-ufficiali. Sarebbe di nuovo possibile effettuarlo secondo il modello della ferma continuata.

Con 152 voti contro 31, il plenum ha però respinto il modello del servizio lungo. Visto che, nella pratica, i militi della protezione civile prestano tra i 70 e gli 80 giorni di servizio, la maggioranza non vede per quali motivi una persona dovrebbe fornire su base volontaria 245 giorni di servizio. Oltre a ciò tali persone farebbero della concorrenza ai lavoratori che concorrono per un posto nelle amministrazioni cantonali e comunali, ha sottolineato Sommaruga. Una minoranza liberale-radicale ha tentato invano di mantenere questa possibilità.

In caso di conflitto armato

Il Consiglio federale potrà comunque richiamare le persone che sono state liberate dal servizio obbligatorio cinque anni prima. Ma soltanto al fine di rafforzare gli effettivi della protezione civile, in particolare in caso di conflitto armato.

Sommaruga avrebbe voluto estendere questa possibilità alle catastrofi di portata nazionale o alle situazioni di emergenza nazionale: "ad esempio se dovesse succedere qualcosa di drammatico nel Paese, dal punto di vista climatico", ha sostenuto invano il suo collega Pierre-Alain Fridez (PS/JU). Tale proposta è stata bocciata con 121 voti contro 64.

Status quo per i rifugi

Il Nazionale ha respinto pure l'idea di modificare il sistema attuale in materia di rifugi e di contributi sostitutivi. Contrariamente al Governo, la Camera del popolo vuole utilizzare tali contributi anche per l'ammodernamento di rifugi pubblici e privati o per finanziare compiti di istruzione nel settore della protezione civile.

Diverse minoranze proponevano di abolire l'obbligo di realizzare rifugi e di corrispondere contributi sostitutivi, o almeno di istituire un blocco per la costruzione di nuovi rifugi. "Questi rifugi servono spesso quale luogo per la conservazione degli alimenti. Sono utilizzati soltanto raramente", ha replicato invano Fridez.

Anche per Balthasar Glättli (Verdi/ZH) il progetto è superato. L'ecologista zurighese avrebbe voluto abolire il sistema attuale e attribuire i contributi sostitutivi alle costruzioni destinate a proteggere i beni culturali. Ma la sua proposta ha convinto unicamente la sinistra.

No a inclusione servizio civile

Con 130 voti contro 45, la Camera del popolo non ha voluto includere anche il servizio civile come organizzazione partner nella protezione della popolazione. La sinistra ha tentato inutilmente di convincere il plenum che questa misura avrebbe potuto aumentare in modo significativo la sostenibilità del sistema nel suo complesso. Ma la maggioranza borghese ha sostenuto con successo che il servizio civile non dispone della necessaria struttura per un suo coinvolgimento come organizzazione partner.

"Se si introduce il servizio civile in questa legge, occorrerebbe inserirvi anche l'esercito. Ciò non ha alcun senso", ha spiegato Rosmarie Quadranti (PBD/ZH). La consigliere federale Viola Amherd ha aggiunto che il servizio civile è gestito dalla Confederazione e non dai cantoni come le altre organizzazioni partner.

Costi

Secondo la commissione, spetta inoltre alla Confederazione, e non ai Cantoni, prendersi a carico i costi legati al sistema di gestione del personale dell'esercito e della protezione civile. La Confederazione è infatti responsabile della gestione e dello sviluppo del sistema.