(ats) La nuova normativa europea (Spc waiver) che consentirà alle aziende di generici e biosimilari di produrre farmaci anche durante il periodo di estensione della copertura brevettuale sarà senz'altro oggetto di analisi da parte delle autorità elvetiche su vantaggi e svantaggi. Solo in un secondo tempo, però, le autorità federali decideranno sul da farsi. Non necessario un gruppo di lavoro.

È la risposta scritta, assai stringata, del Consiglio federale a una domanda di Fabio Regazzi (PPD/TI), secondo cui dalla decisione del Parlamento europeo del 17 aprile scorso dovrebbero arrivare nuovi stimoli all'industria dei farmaci generici del Vecchio continente.

Per l'esecutivo, a differenza di quanto propone il deputato ticinese, non è però necessario istituire un gruppo di lavoro ad hoc che si occupi della questione, dal momento che la misura è molto specifica. Tuttavia, l'esecutivo intende esaminare se valga la pena adottarla anche nel nostro Paese.

Settore pharma preoccupato

Il quesito posto da Regazzi non è peregrino, ma il risultato delle preoccupazioni espresse dal settore farmaceutico ticinese allo stesso consigliere nazionale, quale presidente dell'Associazione industrie ticinesi.

Diversi operatori attivi in questo ramo, ha dichiarato Regazzi a Keystone-Ats, "vogliono capire meglio quanto sta accadendo: temono infatti di essere tagliati fuori da quanto accade in Europa e di perdere in competitività".

Dalla risposta del governo, ha spiegato il Ticinese, mi sembra che la percezione delle autorità diverga da quella degli imprenditori attivi in un ramo importante della nostra economia, specie ticinese. La richiesta di istituire un gruppo di lavoro, secondo lo stesso Regazzi, aveva anche l'obiettivo di coinvolgere gli attori del settore per studiare il da farsi.

Un miliardo in dieci anni

L'Spc waiver riguarda solo la quota di farmaci destinata all'esportazione extra Ue dove il brevetto è scaduto o non è mai esistito.

Sarà anche possibile produrre i generici e i biosimilari destinati ai mercati dell'Ue negli ultimi sei mesi di durata dell’Spc, al fine di renderli disponibili alla vendita sin dal primo giorno dopo il termine della protezione.

Stando all'Ue, questa normativa dovrebbe generare ricavi per circa un miliardo di euro in dieci anni, creando nel contempo fino a 25 mila nuovi impieghi. Ne dovrebbero beneficare anche i pazienti, i quali avrebbero a disposizione medicinali a prezzo più contenuto sei mesi prima di quanto avviene oggi.