Il controprogetto, sostenuto dalla commissione preparatoria e già accolto dal Consiglio degli Stati, stabilisce invece un congedo pagato di due settimane per i neo papà di cui usufruire nei primi sei mesi dalla nascita di un figlio. L'amministrazione stima costi annuali di 230 milioni circa finanziati mediante le Indennità per perdita di guadagno (IPG).
Questo progetto, definito "minimalista" dalla sinistra e sfasato rispetto all'evoluzione della società, dovrebbe imporsi in votazione finale sulle altre proposte che prevedono periodi di congedo più lunghi per i genitori.
Attenti alle PMI
Per i sostenitori del controprogetto (PPD, PLR, PBD) la situazione attuale non è più soddisfacente: bisogna tenere conto dell'evoluzione della società. Un congedo paternità rappresenta un segnale positivo lanciato ai giovani padri, affinché anche loro s'impegnino nella cura dei figli.
Oltre ad essere flessibile, 10 giorni di congedo per i neo padri sono anche sostenibili finanziariamente per la maggior parte delle piccole e medie imprese.
No proposte irrealiste
Soluzioni alternative, come un congedo parentale - ossia per madri e padri - di 38 o 52 settimane, sono irrealistiche, tenuto conto dei costi miliardari (da 1,6 miliardi a 3,4 miliardi, n.d.r) che ricadrebbero sulle imprese. In questo campo è meglio la politica dei piccoli passi.
Per il consigliere nazionale Marco Romano (PPD/TI), i tempi sono maturi per fissare una base minima a livello nazionale. La versione proposta dalla commissione è un compromesso e finanziariamente sostenibile. Spero, ha spiegato il Ticinese, che un'accettazione ampia porti al ritiro dell'iniziativa, in vista di futuri ulteriori sviluppi nella politica famigliare.
In passato contrario al congedo paternità, il consigliere nazionale e imprenditore Fabio Regazzi (PPD/TI) ha dichiarato di aver cambiato idea col passare degli anni anche in seguito al confronto con i suoi dipendenti. Sempre più ditte puntano sul welfare aziendale, ciò che le rende attrattive per la forza lavoro specializzata. Un miglior equilibrio tra vita lavorativa e famigliare ha ricadute positive anche per le aziende, ha sottolineato.
Paternità: una questione privata
In vari interventi, i democentristi hanno insistito invece sui costi di un ulteriore ampliamento della socialità, quando ancora non sono stati risolti i problemi con l'assicurazione vecchiaia.
Se proprio un futuro padre vuole concedersi una pausa per accudire il figlio, può sempre prendere vacanza mettendosi d'accordo col proprio datore di lavoro. Insomma, la paternità è questione di responsabilità individuale.
Situazione anacronistica
I fautori di soluzioni più ambiziose (Verdi liberali, Verdi e socialisti), la soluzione minimalista del controprogetto non fa che cementare la tradizionale ripartizione dei ruoli fra i sessi. La situazione attuale è anacronistica, ciò che fa della Svizzera un'eccezione tra i Paesi dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo in Europa.
Nel suo intervento, Silva Semadeni (PS/GR) ha ricordato lo sciopero delle donne, quando mezzo milione di persone sono scese in piazza chiedendo a gran voce la realizzazione dell'uguaglianza tra i sessi, come prevede la Costituzione federale, anche in ambito famigliare.
Molti padri, ha sottolineato la deputata grigione, vogliono assumersi più responsabilità nella cura e nell'educazione dei figli. La situazione attuale, che prevede un solo giorno di congedo legale per i neo padri, "è anacronistica". Siamo il fanalino di coda tra i Paesi europei, ha aggiunto Semadeni.
Vantaggio per l'economia
Per diversi oratori favorevoli a una soluzione più generosa, un congedo parentale avrebbe il vantaggio di permettere alle donne di riprendere a lavorare in tempi brevi, con ricadute positive per tutta l'economia. Un congedo parentale non è un costo, bensì un investimento nel futuro, hanno precisato diversi deputati.
Per questo motivo, abbiamo bisogno finalmente di fare "qualcosa di rivoluzionario", ha affermato Isabelle Chevalley (Verdi liberali/VD). Non è giusto che siano sempre le donne a pagare lo scotto di una maternità, dovendo ridurre il tempo di lavoro, quando non vengono licenziate dopo la nascita di un figlio, ha sostenuto Lisa Mazzone (Verdi/GE).