Il liberale-radicale zurighese ha giustificato la sua proposta di rinvio con l'annuncio di un nuovo progetto annunciato di recente dal Consiglio federale. Le Camere non potranno quindi discutere del controprogetto prima della fine di questa legislatura. Toccherà al nuovo Parlamento riaffrontare la questione.
I "senatori" avevano ricevuto una lettera di protesta che li esortava a non rinviare ulteriormente il dibattito dopo due anni di lavori in commissione. Una petizione online lanciata dagli iniziativisti era stata firmata da oltre 50 mila persone. Anche l'ex "senatore" Dick Marty (PLR/TI) si era espresso sui media avvertendo la Camera dei cantoni che un rinvio a poche settimane dalle elezioni sarebbe incomprensibile per molti cittadini.
Scandalo
Dal canto suo, Noser ha sottolineato come "la sua mozione d'ordine chieda unicamente una discussione in piena cognizione di causa". A suo avviso, "il voto sull'iniziativa non sarà per nulla ritardato". Di tutt'altro avviso Robert Cramer (Verdi/GE): "questa proposta è al limite dello scandalo. Ogni possibile manovra di ostruzione è stata tentata in questo dossier. Ciò non è decente", ha deplorato l'ecologista ginevrino, che non si ripresenterà il 20 ottobre per un nuovo mandato.
Taluni non osano affrontare il dibattito, in particolare per ragioni elettorali, ma rinviandolo si faranno soltanto guadagnare punti all'iniziativa, anziché trovare una soluzione, ha aggiunto Cramer. Dello stesso parere il suo collega Christian Levrat (PS/FR).
I fatti non sono nuovi e la commissione si era già chiesta se non fosse il caso di rinviare il dibattito tenendo conto delle nuove proposte del Consiglio federale, ha replicato il relatore della commissione Stefan Engler (PPD/GR). Gli oppositori al controprogetto potranno esprimersi sul tema durante i futuri dibattiti, ha aggiunto. Occorre evitare di chiudere la porta a nuove proposte governative, gli ha fatto eco Andrea Caroni (PLR/AR).
Cosa chiedono iniziativa e controprogetto
Con l'iniziativa, depositata il 10 ottobre 2016, si chiede che le imprese che hanno la loro sede statutaria, l'amministrazione centrale o il centro d'attività principale in Svizzera debbano rispettare, sia nella Confederazione che all'estero, i diritti umani riconosciuti e le norme ambientali internazionali. Le imprese potranno inoltre essere chiamate a rispondere non soltanto dei propri atti, ma anche di quelli delle aziende che controllano economicamente senza parteciparvi sul piano operativo.
Il controprogetto approvato dal Nazionale chiede invece di escludere dalla responsabilità gestori e dirigenti delle società madri per comportamenti scorretti di società controllate. Inoltre la responsabilità riguarderebbe solo i danni alla vita e all'integrità personale o la violazione del diritto di proprietà.
Le imprese non dovrebbero rispondere di alcun danno se provano che hanno preso misure di protezione dei diritti dell'uomo e dell'ambiente previste dalla legge per impedirlo o che non potevano influenzare il comportamento di un'impresa controllata.
Al centro del controprogetto v'è la definizione del dovere di diligenza. Il consiglio di amministrazione di una società anonima dovrebbe identificare i rischi che rappresenta l'attività di tale società per i diritti umani e l'ambiente, adottare misure e rendere conto.
Il dovere di diligenza dovrebbe applicarsi alle grandi imprese che nel corso di due esercizi consecutivi, superano due dei tre valori seguenti: totale del bilancio di 40 milioni di franchi, giro d'affari di 80 milioni, effettivo di 500 impieghi a tempo pieno in media annua. Ciò rappresenterebbe circa 670 aziende.