Il momento clou è previsto per l'11 dicembre, quando l'Assemblea federale dovrà riconfermare o meno l'attuale Consiglio federale; tutti e sette i suoi membri si ripresentano per un nuovo mandato di quattro anni.
Verdi all'assalto del PLR
Questa volta non si tratterà di una formalità, come sovente accaduto in passato: i Verdi vogliono infatti sfruttare l'ondata ambientalista che ha spazzato anche la Svizzera attaccando uno dei due seggi del PLR, in particolare quello del ministro degli esteri, il ticinese Ignazio Cassis. Il motivo? Questo partito è sovra rappresentato nell'esecutivo.
Difficilmente però l'unica candidata dei Verdi al governo, la presidente del partito Regula Ritz, riuscirà a modificare l'attuale composizione dell'esecutivo: il PPD, diventato ancor più ago della bilancia dopo le recenti elezioni, ha già fatto sapere che non intende agevolare la scalata degli ecologisti alla stanza dei bottoni. Se ne riparlerà forse tra 4 anni, qualora i Verdi riuscissero a riconfermare l'ottimo risultato del 20 ottobre scorso.
L'attacco dovrebbe quindi andare a vuoto. Prima dell'elezione del governo, come anche del presidente della Confederazione per il 2020 (Simonetta Sommaruga) e del vicepresidente del Consiglio federale (Guy Parmelin), l'Assemblea dovrà scegliere lunedì 2 dicembre il suo presidente e il presidente del Consiglio degli Stati. Alla carica più alta del Paese dovrebbe essere eletta Isabelle Moret (PLR/VD), che succederà a Marina Carobbio Guscetti, mentre alla guida degli Stati è in lizza Hans Stöckli (PS/BE). Si tratta di politici con una lunga militanza a Berna, apprezzati ben oltre la cerchia dei rispettivi partiti.
Un aiuto ai disoccupati anziani
A prescindere dall'appuntamento dell'11 dicembre, anche questa sessione si presenta abbastanza intensa, per importanza e numero di dossier. Come per ogni sessione invernale, il preventivo 2020 della Confederazione occuperà i due rami del Parlamento per tutte e tre le settimane. Il progetto del governo chiude con un'eccedenza: il Parlamento non dovrebbe modificarlo in profondità, anche se probabilmente verrà ridotto il credito destinato al settore dell'asilo.
Il Consiglio degli Stati si occuperà anche della possibilità di attribuire ai disoccupati sopra i 60 anni, che non hanno più diritto alle indennità, una prestazione transitoria fino al pensionamento per evitare che, dopo aver dato fondo agli averi della cassa pensione, debbano ricorrere all'assistenza. In commissione, il progetto è stato accolto per 9 voti a 3 e una astensione. Diversamente dal Consiglio federale, però, tali prestazioni dovranno essere tassate. Secondo stime governative, gli aventi diritto a una prestazione transitoria sarebbero circa 4400 persone.
Medici, loro numero va limitato
Sempre la Camera dei Cantoni dovrà trattare la riforma della legge federale sull'assicurazione malattie volta a regolare il numero di medici abilitati ad esercitare.
In futuro, i cantoni dovranno - e non solo potranno - stabilire il numero di professionisti autorizzati a praticare.
Imprese più responsabili?
Il 18 dicembre il Consiglio degli Stati dovrà decidersi su come intende affrontare l'iniziativa popolare a favore di multinazionali responsabili. Sollecitata a riesaminare il proprio controprogetto indiretto, la Commissione degli affari giuridici degli Stati ha ribadito, anche se di misura, le sue proposte originarie.
L'iniziativa vuole obbligare le imprese con sede in Svizzera a verificare regolarmente le conseguenze delle rispettive attività sui diritti umani e sull'ambiente, sia in Svizzera che, soprattutto, all'estero. Le società che non dovessero ottemperare a quest'obbligo andrebbero ritenute responsabili dei danni causati, anche da parte di società che controllano senza partecipare direttamente alle attività incriminate.
Gli Stati dovrebbero esprimersi per un progetto meno incisivo. Il dovere di diligenza sarebbe limitato ai "minerali provenienti da zone di conflitto" e al "lavoro minorile". Non è previsto alcun disciplinamento esplicito della responsabilità per le imprese effettivamente controllate all'estero.
Velo e immigrazione
Al pari dei temi menzionati, due iniziative popolari promettono lunghe discussioni, anche se l'esito finale appare scontato. Come gli Stati, anche il Nazionale dovrebbe respingere, senza opporle alcun controprogetto, l'iniziativa che intende vietare in Svizzera la dissimulazione del viso.
Il testo lanciato dal Comitato di Egerkingen, già all'origine dell'iniziativa antiminareti, prevede un divieto generale di dissimulare il volto in pubblico e ha nel mirino le donne che portano il burqa o il niqab. Nel caso in cui l'iniziativa venisse accolta, le soluzioni differenziate a livello cantonale non sarebbero più possibili.
Attualmente, Zurigo, Soletta, Svitto, Basilea Città e Glarona hanno respinto un tale divieto, mentre il Ticino, in votazione popolare, e il Gran consiglio sangallese lo hanno approvato.
Anche la Camera dei Cantoni, come quella del popolo, dovrebbe bocciare l'iniziativa popolare dell'UDC "Per un'immigrazione moderata (Iniziativa per la limitazione)". La maggioranza della commissione preparatoria è convinta che la libera circolazione delle persone consente ai datori di lavoro di assumere professionisti in modo rapido, flessibile e senza oneri amministrativi nell'area UE/AELS. Inoltre, un "sì" all'iniziativa metterebbe in pericolo gli accordi bilaterali con l'Ue.
Jet militari e contributo di coesione
Per quanto riguarda l'acquisto dei nuovi caccia da combattimento, anche il Consiglio nazionale dovrebbe votare a favore del credito di 6 miliardi di franchi. A suscitare discussione nel plenum, come agli Stati in settembre, sarà la quota destinata agli affari di compensazione.
Nel settembre scorso, i "senatori" avevano stabilito che le imprese estere avrebbero dovuto compensare il 100% - e non solo il 60% come voleva il Governo - del valore contrattuale mediante l'assegnazione di mandati. Inoltre, tutte le principali regioni del Paese avrebbero dovuto beneficiare, nella misura del possibile, degli affari di compensazione. La commissione preparatoria del Nazionale si è espressa invece per una quota di compensazione pari al 60%.
Un altro tema sensibile è il contributo di coesione all'Ue di 1,3 miliardi. Dopo un lungo tira e molla tra le Camere, il Nazionale dovrebbe eliminare le ultime divergenze con gli Stati, rinunciando a raddoppiare il credito per provvedimenti nell'ambito della migrazione, come anche a legare il dossier al programma Erasmus+ riguardante la mobilità degli studenti nell'area Ue.
Le due Camere sono già d'accordo sui punti essenziali del dossier: la Svizzera deve versare il cosiddetto "secondo miliardo di coesione" solo se l'Ue rinuncia ad attuare misure discriminatorie nei suoi confronti, come ad esempio la fine dell'equivalenza borsistica decretata il primo luglio dall'Ue.